Un prezioso lavoro di recupero e restauro di sigilli e regesti dell’Archivio storico diocesano.
E’ stato presentato nel corso della conferenza stampa nella sala Benedetto XVI del Seminario arcivescovile, alla presenza tra gli altri dell’arcivescovo, Arrigo Miglio, e del Presidente della Regione, Christian Solinas.
A fare gli onori di casa don Ferdinando Loddo, direttore dell’Archivio diocesano, che ha presentato l’attività svolta nel corso degli ultimi cinque anni, durante i quali sono stati realizzati, tra gli altri, progetti di informatizzazione di documenti importanti e sono state messe a disposizione postazioni computerizzate per la fruizione dei documenti conservati in Archivio.
La media annuale di presenze nell’Archivio supera abbozzatamente le 2mila persone: si tratta per lo più di studiosi, appassionati o semplici cittadini che vogliono realizzare le loro ricerche.
Per ciò che concerne i restauri, il curatore Luca Becchetti ha parlato di un lavoro importante per riportare in auge manufatti preziosi anche dal punto di vista del prestigio della Chiesa cagliaritana. «I sigilli soprattutto – ha detto il curatore – testimoniano i contatti tra Roma e Cagliari, una sede episcopale importante. Il recupero dei manufatti è stato lungo ma alla fine abbiamo riportato alla bellezza originale oggetti di inestimabile valore».
Tra i pezzi in esposizione anche una pergamena del XII secolo che attesta i rapporti tra la diocesi di Cagliari e il Vaticano.
La conferenza è stata anche l’occasione per tracciare un bilancio dei proficui rapporti che intercorrono tra la Sovrintendenza di Cagliari e l’Archivio, insieme al nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri: tre realtà che portano avanti un lavoro sinergico nel recupero e nella possibilità di fruizione dei tesori sottratti.
Al termine della conferenza la cerimonia di dedicazione dell’Archivio al compianto monsignor Ottorino Pietro Alberti, che, da arcivescovo di Cagliari, volle la rinascita della prestigiosa istituzione culturale: «A lui – ha detto monsignor Miglio – si deve l’intuizione di questo luogo nel quale poter continuare a studiare la storia della Sardegna».
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