Allarme degli albergatori: salviamo la stagione turistica Parla Paolo Manca presidente regionale Federalberghi

Tra tutti i settori affondati dal coronavirus c’è di certo il turismo.

La chiusura per il lockdown di quasi due mesi stenta ad essere superata, alla luce anche dei provvedimenti adottati dal Governo.

Se i mesi di aprile, maggio e giugno sono oramai persi, ci sono speranze, forse, per luglio, agosto e settembre.

«L’unica possibilità – afferma Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi – è quella di far ripartire la stagione a luglio, perché lo scenario alternativo è la completa chiusura, e quindi la mancata riapertura per gli ultimi mesi della stagione estiva. In questo secondo caso lo scenario sarebbe davvero catastrofico: 80mila persone senza neanche una busta paga per oltre 18 mesi, con inevitabili ripercussioni sull’economia sarda e sulle famiglie».

Lo sforzo degli operatori del settore ricettivo va verso l’intervento della Giunta regionale per far sì che ci sia certezza delle date di riapertura. «Il mondo del turismo in Sardegna – riprende Manca – deve tener conto del fattore viaggio da e verso la Penisola, che va programmato per tempo. Abbiamo bisogno di una data certa in questo mese di maggio dalla quale partire per organizzare la stagione: noi chiediamo che entro la prima decade del mese venga fatta la programmazione di tutta la stagione estiva 2020».

«Questo significa ripartire ai primi di giugno con i voli aerei, arrivando a fine giugno, massimo primi di luglio, con una Sardegna completamente aperta dal punto di vista turistico, nel limite dell’organizzazione, prenotazioni e scelte che ciascun operatore farà in totale autonomia».

Occorre fare in fretta, secondo gli operatori turistici, perché oltre il 50 per cento della stagione non esiste già più: bruciati milioni di euro di fatturato e centinaia di posti di lavoro che non sono stati attivati.

«In realtà – evidenzia ancora il presidente – le proiezioni ci dicono che andremo a perdere il 70 per cento della stagione. In numeri reali ci dicono che la metà dei turisti che arriva in Sardegna è composta da stranieri, i quali per una minima parte verranno da noi, l’altra metà sono italiani, ma anche in questo caso ci aspettiamo un calo».

«Secondo i calcoli arriveremo a non più del 30 per cento di presenze rispetto allo scorso anno. Con questi numeri riusciremo a pagare un po’ di stipendi e a mantenere “un po’ di luci accese”. Questo dato così basso sarebbe comunque meglio della serrata totale, in termini di immagine per la nostra Isola».

Al numero di dipendenti stagionali, vanno poi aggiunti quelli dell’indotto, che ruota intorno alle strutture ricettive. «Il danno – conclude Manca – non è legato ai soli stagionali ma a tutta la filiera fatta di piccole aziende, dal supermercato ai distributori di carburante, passando per le lavanderie e o produttori agricoli, il bilancio si aggrava ulteriormente. Per questo occorre far presto nel darci una mano a salvare la stagione».

Roberto Comparetti

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