C’è voluta la forza e la testardaggine di Gigi De Palo, presidente del Forum nazionale dell’Associazioni familiari, per riportare l’attenzione mediatica sulla famiglia
Domenica scorsa, all’insegna dell’hashtag #graziefamiglie, un flashmob ha coinvolto migliaia di persone sistemate in terrazzo o alla finestra, per tributare un grande applauso alle famiglie che, in queste lunghe settimane di chiusura forzata in casa, hanno mostrato grande senso di responsabilità.
«Quello che hanno fatto le famiglie, chiuse in casa – ha detto De Palo – è inimmaginabile e non quantificabile sotto ogni aspetto, e, se il Paese ha retto, lo ha fatto grazie anche alle famiglie italiane: al pari di medici e infermieri, seppur in condizioni e luoghi diversi, attenendosi scrupolosamente alle indicazioni ricevute dal governo, hanno contribuito a fermare la diffusione del virus e il contagio».
In queste settimane di clausura forzata adulti e bambini hanno dato prova di maturità, nonostante i disagi che comporta una permanenza continua in casa, senza rapporti sociali, se non quelli permessi dalla tecnologia.
Eppure nei grandi dibattiti, nel moltiplicarsi delle conferenze stampa che hanno invaso i palinsesti televisivi e le pagine dei giornali, pochissime le notizie e le attenzione alla famiglia, ai problemi che ciascun nucleo viveva e a come cercava di sopravvivere ad una condizione di «reclusione», se pur accettata perché necessaria ad arrestare l’avanzata del coronavirus.
Prova ne sia il decreto del Governo, in fase di aggiornamentoin queste ore, con ulteriori provvedimenti per reggere l’urto di una crisi che sta piegando l’economia dell’intero globo.
«La famiglia è la grande assente nel decreto “cura Italia” – ha denunciato il Presidente De Palo. A mio avviso almeno 10 miliardi dei 75 complessivi stanziati dal governo potevano e dovevano essere destinati alle famiglie italiane con figli. Quando abbiamo parlato di assegno unico ci è stato detto di aspettare il prossimo anno, ma il prossimo anno è arrivato, per così dire in anticipo, e tenendo conto che ogni anno il bilancio dello Stato si aggira intorno ai 30 miliardi, è paradossale che ora, pur avendone a disposizione 75, non ce ne sia una parte da destinare alla famiglia».
Secondo il Forum delle Associazioni familiari la politica è assente verso le famiglie. «Non c’è la volontà politica di sostenere di aiutare la famiglia – ha detto ancora De Palo – la si considera un bel tesoro ma si fa poco per sostenerla. Se non si capisce che la prima causa di povertà è legata alla perdita di lavoro di un componente familiare e la seconda alla nascita di un figlio è grave, ed è grave perché non si ha la percezione del Paese reale».
C’è poi un altro elemento che ha provato le famiglie italiane bloccate in casa: la chiusura delle scuole e la necessità della didattica a distanza in risposta alla sospensione delle lezioni.
I dati parlano chiaro: un bambino su quattro al Sud Italia non è riuscito a seguire le lezioni per mancanza di idonei strumenti informatici o di linea internet. La tanto agognata digitalizzazione del Paese è una chimera, buona per la propaganda spicciola.
Ci sono intere zone della Sardegna dove a malapena funzionano i telefoni cellulari, figuriamoci la linea internet ad alta velocità.
Per molti bambini e ragazzi la permanenza forzata a casa ha significato la perdita di lezioni e di competenze educative, senza valide alternative.
Anche di questo aspetto poco o nulla è stato raccontato.
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