Un mese di maggio denso di appuntamenti per la parrocchia cagliaritana di Nostra Signora del Carmine a Cagliari, che sta celebrando il mezzo secolo dalla fondazione. Domani, 12 maggio, alle 17 padre Gianfranco Tuveri, carmelitano, guida una conferenza sul tema «Maria e il Carmelo. Ieri ed oggi».
Domenica, in occasione del 75° anniversario dei bombardamenti su Cagliari e per il 50° della parrocchia, alle 12 invece il «Lions Club Cagliari Host» inaugurano una targa commemorativa.
Da segnalare anche la celebrazione eucaristica alle 19 di mercoledì 16 maggio nella zona di san Paolo, alla periferia sud occidentale del capoluogo.
La comunità guidata da padre Antonio Miscali in questi primi mesi del 2018 ha realizzato diversi momenti per celebrare i 50 anni dalla fondazione ma come, ha detto lo stesso parroco nel presentare il Giubileo, l’intento è quello di trasmettere qualcosa di veramente carmelitano che deve rimanere al centro di tutte le attività che si svolgono e che si svolgeranno anche nei prossimi mesi, soprattutto a ridosso della memoria liturgica della Madonna del Carmelo, il 16 luglio. Diverse sono state le conferenze e gli appuntamenti culturali che hanno avuto come tema proprio lo spirito carmelitano che guida la scelta di vita dei religiosi.
La chiesa sorge sull’area, peraltro ampliata, dell’antica chiesa costruita all’esterno del quartiere di Stampace probabilmente nel XVI secolo. Realizzata con una grande volta a botte, conservava ancora riferimenti gotici con archi a sesto acuto per le cappelle. Tra queste, però, la più importante in prossimità dell’ingresso era la cappella Ripoll, risalente alla fine del ‘500.
Il convento dei Carmelitani fu espropriato nella seconda metà del sec. XIX e venduto a privati: nella sua area sorge tuttora il palazzo Picchi, contiguo alla chiesa.
I bombardamenti del 1943 provocarono danni gravissimi all’edificio religioso e dopo varie indecisioni circa la possibilità di un recupero, si giunse ad approvare il progetto dell’architetto Ghino Venturi per una ricostruzione ex novo.
Custodisce alcuni dei dipinti appartenenti all’antico edificio e salvatisi dalle bombe dal momento che erano stati trasportati al sicuro durante il secondo conflitto mondiale. L’alto campanile è una totale novità rispetto alla costruzione antica, come quello costruito nel nuovo san Domenico negli stessi anni.
Alberto Macis
© Copyright Il Portico