XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna.
E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Commento a cura di Fabrizio Congiu
Il primo importante messaggio che scaturisce dal brano evangelico di questa domenica è quello della inclusione universale: Gesù è veramente, profondamente cattolico.
Egli con la sua vita e col suo messaggio accoglie «chiunque», infatti qualsiasi persona darà da bere ad un discepolo di Cristo un bicchier d’acqua nel suo nome, avrà la sua ricompensa, avrà la sua fetta di eredità nel Regno di Dio.
Anche coloro che non sono esperti di fede, coloro che ancora non hanno il patentino del buon cristiano, vengono considerati da Gesù «i piccoli della fede», che non vanno scandalizzati.
I piccoli della fede possono essere anche coloro che vengono considerati lontani, irregolari.
A volte purtroppo, anche le comunità cristiane innalzano muri selettivi verso alcune categorie di persone che non sono «pubblicamente giuste».
Anche i cristiani cadono talvolta nella stessa malattia spirituale dei farisei: l’ipocrisia.
Non di rado purtroppo anche nelle assemblee cristiane viene utilizzato un metro di misura che non è quello delle parabole della misericordia, quello del pubblicano che si pente, quello della peccatrice che ha molto amato. Diverse volte anche i cristiani di oggi cadono nella tentazione di credersi giusti, perfetti, senza peccato e forse con qualche sasso in mano.
Il vero peccato però è che alcuni non ricordano che Gesù non è venuto per i sani ma per i malati, non è venuto per i giusti ma per i peccatori.
Anche oggi i sepolcri imbiancati rischiano di scandalizzare i piccoli della fede che hanno invece bisogno di accoglienza, di pazienza, di tenerezza, soprattutto da parte di coloro che ci sono «da molto».
L’osservanza esteriore delle regole senza un profondo accompagnamento del cuore, non era molto gradita da Gesù al tempo dell’incarnazione, per cui questa ipocrisia non gli deve essere molto gradita neppure di questi tempi. Cambiano gli abiti, cambiano le usanze, cambiano i filatteri e le frange, ma non cambia il nucleo del Vangelo.
Nel brano di questa domenica gli apostoli vogliono impedire ad una persona che non è della loro cerchia di agire in nome di Cristo: era ed è una tentazione molto ricorrente.
Ancor di più in una società come quella odierna, così amante delle caste, la tentazione di seguire in questa moda è ben presente anche nella Chiesa, e chissà se il beato Rosmini, oggi la inserirebbe all’interno delle cinque piaghe della Santa Chiesa?!
Che sia un argomento scottante lo si comprende da quanto Gesù aggiunge subito dopo: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare».
È chiaro che qui si parla dei piccoli nella fede, e non dei bambini in generale.
Per attualizzare gli esempi, è più importante che un seguace di Gesù impari a trattenere la lingua dalla maldicenza, piuttosto che continuare ad usarla rischiando di scandalizzare qualcuno.
In generale è più importante che ciascuno pensi alla propria conversione, piuttosto che alla pagliuzza nell’occhio degli altri.
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