Riflessioni a margine del G20 di Roma e della Cop 26 di Glasgow
«Preghiamo affinché il grido della Terra e il grido dei poveri venga ascoltato; che questo incontro possa dare risposte efficaci, offrendo speranza concreta alle generazioni future».
Sono le parole pronunciate da papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa a proposito della «Cop26», la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, che si svolge in queste settimane a Glasgow, in Scozia.
L’appuntamento di Glasgow ha segnato in modo decisivo la riunione del G20, il vertice dei Capi di Stato e di Governo delle principali economie del mondo, che si è tenuto a Roma il 30 e il 31 ottobre.
Gli interventi del presidente Mattarella e del capo del governo Draghi in occasione del G20 permettono di cogliere la posta in gioco legata al «grido della Terra e dei poveri» e alle speranze dei giovani.
«Sono le persone e la loro vita – ha evidenziato Mattarella nel discorso ai Capi di Stato e di Governo del 30 ottobre – a dover essere al centro delle nostre preoccupazioni. Sono temi prioritari come la lotta alla povertà e la riduzione del divario tra Nord e Sud del mondo per conseguire l’obiettivo di eliminarlo, la sicurezza dell’alimentazione e la sostenibilità dei sistemi alimentari, la salute e l’istruzione».
La crisi climatica, ha affermato il presidente del consiglio Draghi nell’intervento alla sessione del 31 ottobre, «è il problema decisivo dei nostri tempi. Mette in pericolo il nostro sostentamento, minaccia la nostra prosperità, pone a rischio il nostro futuro» .
La via indicata da Mattarella e Draghi, per affrontare in maniera concreta le questioni strutturali legate al cambiamento climatico, è quella del multilateralismo e della cooperazione.
Va recuperato, ha posto in rilievo il Presidente della Repubblica, il metodo del multilateralismo, fondato sulla ricerca di «consenso su un’ampia gamma di temi essenziali per la sopravvivenza e il progresso dell’umanità tutta».
Un criterio di giudizio sulle politiche proposte dal G20 e dalla Cop26 è costituito dalla capacità di ascoltare e dare risposta alle attese dei giovani.
Il Capo dello Stato ha sottolineato che «siamo debitori nei loro confronti. Non dobbiamo consegnare, a chi verrà dopo di noi, un pianeta solcato da conflitti, le cui risorse siano state dilapidate».
Le conclusioni del G20 hanno messo in luce dei punti di consenso sul modo di affrontare il cambiamento climatico e promuovere uno sviluppo equo e sostenibile.
La Cop26 è chiamata a dare ancora maggiore concretezza operativa a questo cammino.
La prospettiva non può che essere quella tracciata da papa Francesco nel suo audio-messaggio alla Bbc in occasione dell’incontro di Glasgow:
«Le crisi […] possono rappresentare una vera occasione […] di “conversione”. Questa via […] può essere perseguita solo attraverso […] una nuova solidarietà fondata sulla giustizia, sulla condivisione di un comune destino e sulla coscienza dell’unità della famiglia umana, progetto di Dio per il mondo».
L’umanità, ha richiamato il Santo Padre, «non ha mai avuto tanti mezzi per giungere a tale obiettivo quanti ne ha oggi. I decisori politici […] sono chiamati con urgenza ad offrire efficaci risposte alla crisi ecologica in cui viviamo e, in questo modo, concreta speranza alle generazioni future».
È soltanto il momento presente quello in cui, come ha sintetizzato Mario Draghi, si potrà capire «se le generazioni future ci guarderanno con gratitudine o risentimento».
Roberto Piredda
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