Una vedova povera vi gettò due monetine

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù nel tempio diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete.

Tanti ricchi ne gettavano molte.

Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.

Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». 

(Mc 12, 38-44)

Da questo numero sarà don Davide Meloni, parroco di Sant’Eusebio, a commentare il Vangelo. Il grazie a don Luigi Zuncheddu per il servizio offerto nelle ultime settimane.

Commento a cura di Davide Meloni

Gesù osserva che la folla sta gettando monete nel tesoro del tempio e che alcuni, i più ricchi, ne gettano addirittura molte.

Si può pensare che dietro all’attenzione che Gesù rivolge a questa scena ci sia un atteggiamento di riprovazione, quasi che il Signore abbia notato come queste offerte siano compiute con animo ipocrita, al fine di mostrarsi generosi e devoti agli occhi degli altri.

Non è raro in effetti che questa pagina del Vangelo venga letta come una denuncia nei confronti della logica dell’apparire, del mostrarsi agli altri migliori di come in realtà si è.

Leggendo attentamente il Vangelo si nota però che non ci sono parole di condanna, niente che possa far pensare che il Signore disapprovasse questo modo di fare.

In altre occasioni il Vangelo fa notare come certi atteggiamenti, all’apparenza pieni di devozione, in realtà nascondano l’ipocrisia di chi utilizza perfino Dio e la religione per accrescere il proprio prestigio e il proprio potere.

Non è però il caso di questa pagina. 

In realtà Gesù non è interessato a correggere un atteggiamento sbagliato. Non c’è niente di male nell’essere generosi, nel dare una parte delle proprie ricchezze, seppure superflue, a chi ha più bisogno o per una giusta causa.

Anche oggi tanto volontariato e tanta beneficenza si fondano proprio sul dare qualcosa di proprio – le risorse economiche o il proprio tempo – per fare del bene. 

Ciò che interessa a Gesù è però mostrare che questi comportamenti non hanno ancora varcato la soglia della vita nuova che lui è venuto a portare. Gesù non è venuto a insegnare la generosità e la filantropia.

Per questo non c’era bisogno che si scomodasse lui.

Gesù è venuto a insegnare che la vita nuova è possibile solo nel dono di sé.

Proprio come ha fatto lui, che non è venuto per essere servito ma per servire e dare la vita per noi. 

Ecco perché rimane ammirato dal comportamento della vedova povera, indicandola come modello da seguire.

La donna getta nel tesoro due monetine. Due spiccioli, un niente.

Gesù se ne accorge, chiama a sé i discepoli, li convoca e offre la sua lettura: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.

Nell’offerta della donna non c’è solo un’ammirevole generosità.

È soprattutto un gesto pieno di amore a Dio e di fiducia in lui.

La donna sa che Dio è tutto e che se si dà la vita a lui, se gli offriamo tutto quello che abbiamo, finanche la nostra debolezza e miseria, lui non ci deluderà, avrà cura di noi e userà di noi e di quanto abbiamo per il bene.

Il gesto della vedova è quindi pieno di fede, di speranza in Dio, di amore a lui. 

Da questo brano possiamo trarre alcuni insegnamenti.

L’uomo per salvare la propria vita deve donarsi.

Questa capacità di dare ha in sé qualcosa di divino, imita lo stesso comportamento di Cristo, che ha concepito tutta la sua vita come un dono totale di sé.

L’uomo è veramente se stesso quando si dona.

Proprio ciò che fa la vedova povera, che non sta donando qualcosa di superfluo, ma tutto quanto ha per vivere, e quindi sta dando se stessa.

In secondo luogo, si può donare veramente tutto se stessi solo nella consapevolezza che Dio è fedele, mantiene le sue promesse e non abbandona la vita di chi si affida a lui, lo segue e gli obbedisce.

Ecco perché nella vita è importante avere davanti a sé dei testimoni e dei maestri, persone che nelle circostanze della loro esistenza mostrano che chi si affida davvero a Dio, chi accetta di seguirlo fino al dono di sé non spreca la sua esistenza ma fa esperienza di una vita cento volte più intensa e vera.

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