Per la XXVI Giornata mondiale del Malato papa Francesco ha scelto il tema «Ecco tuo figlio … ecco tua madre», tratto dal Vangelo di Giovanni. Attraverso questa tematica egli ci ricorda che la Chiesa ha il volto di una Madre. L’accoglienza reciproca tra la Vergine e il discepolo prediletto mette in luce una Chiesa che accoglie ogni uomo soprattutto nel momento della fragilità. Emerge la figura di una Chiesa che nasce dalla croce, luogo teologico che rappresenta la sofferenza e la redenzione dalla sofferenza e dalla morte. Dalla croce Gesù ha dato quelle indicazioni alla Madre e al discepolo prediletto, e queste ci spingono ad avere come priorità anche l’attenzione al mondo della malattia. Per questo i vescovi, i presbiteri, i diaconi e tutti i fedeli sono chiamati a prendere sempre più consapevolezza che la pastorale sanitaria va di pari passo con quella ordinaria.
La maternità di Maria, come madre della Chiesa, nasce proprio in quel momento, come scrive lo stesso Pontefice: «Le parole di Gesù danno origine alla vocazione materna di Maria nei confronti di tutta l’umanità. Lei sarà in particolare la madre dei discepoli del suo Figlio e si prenderà cura di loro e del loro cammino. E noi sappiamo che la cura materna di un figlio o una figlia comprende sia gli aspetti materiali sia quelli spirituali della sua educazione». Maria entra dunque nella Chiesa al servizio dell’uomo, specie di quello che vive il mistero della fragilità umana.
Il Messaggio del Papa andrebbe letto da ciascun fedele perché, oltre a essere scritto con un linguaggio semplice, tipico di papa Francesco, si cala anche nella realtà, quella delle nostre comunità che svolgono un ruolo fondamentale per accogliere chi soffre la fragilità umana.
Il Papa spinge con forza la Chiesa a prendersi cura di ogni uomo che vive nella fragilità della croce. Scrive ancora Francesco: «Sulla croce Gesù si preoccupa della Chiesa e dell’umanità intera, e Maria è chiamata a condividere questa stessa preoccupazione. Gli Atti degli Apostoli, descrivendo la grande effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, ci mostrano che Maria ha iniziato a svolgere il suo compito nella prima comunità della Chiesa. Un compito che non ha mai fine». Questo interroga in primo luogo i Pastori sulla necessità di essere Chiesa capace di accoglienza nella sofferenza e di integrazione nella comunità del malato e di chi ogni giorno si occupa di loro, come i familiari. Non basta una semplice visita e la preghiera comune ma occorre una piena partecipazione alla vita della comunità. Occorre essere strumenti di una pastorale della salute che non si riduca soltanto a una Messa, magari in occasione della festa della Madonna di Lourdes, ma che sia annuncio di una umanità che ha ritrovato il senso del rispetto dell’uomo che soffre. D’altronde anche la società odierna ha mutato il suo modo di intendere e interfacciarsi con il mondo della salute: se prima tutto si svolgeva in ospedale oggi la degenza è limitata alla diagnosi e ad un po’ di cure, mentre il resto dell’attività di ripristino delle migliori condizioni di salute si cerca di portarla avanti nell’ambiente dove i malati vivono.
Anche per questo motivo è necessario che le comunità locali siano riferimento per coloro che vivono nella fragilità, condividendo con loro il mistero della sofferenza.
Per quanto riguarda le celebrazioni diocesane quest’anno è prevista una Messa nella basilica di Nostra Signora di Bonaria il 22 aprile, questo per evitare ai malati una uscita in un periodo rigido dal punto di vista climatico.
L’invito è perciò a mettere a fuoco il tema della Giornata nelle singole comunità nella giornata di domenica 11 febbraio.
Giuseppe Carrucciu – Direttore Ufficio diocesano di Pastorale Sanitaria
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