Cittadinanza incompiuta per i Rom in Italia Una tre giorni di studi con al centro la vita di persone spesso giudicate in maniera negativa

Tre giornate dedicate alle esperienze che da anni vengono realizzate insieme alla folta comunità Rom del cagliaritano. Il convegno «Rom italiani o italiani di etnia rom?»,  organizzato dalla Caritas diocesana, insieme all’Ufficio diocesano Migrantes, sviluppatosi in tre giorni di incontri, dibattiti, momenti di spettacolo e di gioco con i bambini, ha visto anche la collaborazione del Csv «Sardegna Solidale», dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna e quello degli avvocati di Cagliari. Due momenti formativi in seminario, il primo a carattere pastorale con diverse esperienze che vengono portate avanti anche in altre regioni, il secondo dedicato a giornalisti e avvocati più a carattere giuridico-comunicativo.

Padre Stefano Messina, direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes ha guidato i lavori della prima sessione. «Queste giornate – ha detto padre Stefano – sono una seconda tappa rispetto a quella di tre anni fa, quando fu avviata un’attività di studio. Il solo scopo di questo lavoro è quello di conoscere di più su questo popolo, al fine di arrivare all’integrazione. Lo facciamo nella giornata in cui abbiamo ricevuto la notizie che papa Francesco incontrerà il popolo Rom, Sinti e Camminanti il 9 maggio alle 12. Già Paolo Vi aveva incontrato il popolo Rom nel campo di Latina e aveva detto loro che “loro erano nel cuore della Chiesa”, che poi significa essere nel cuore dell’umanità, perché non bisogna mai scindere le due cose».

Significativa la testimonianza di don Massimo Mostioli della diocesi di Pavia, che da vent’anni vive con i Rom. « La mia vocazione è nata – ha detto – dopo il servizio civile in una comunità di recupero per tossicodipendenti dove ho incontrato un sacerdote che mi ha accompagnato fino all’ordinazione. Ho incontrato don Mario Riboldi, che da sessant’anni ha esperienza con i Rom e i Sinti. Le mie giornate con il camper in mezzo al campo rom è caratterizzata dalla volontà di imparare dalla loro esperienza e dalla loro amicizia e dall’annunciare la parola di Dio». Una vita scandita dalle indicazioni che già Paolo VI aveva dato a don Mario Riboldi oltre mezzo secolo fa: carità, amore, preghiera e prudenza.

Chi da anni in Sardegna è impegnato in attività con la comunità Rom è Gianni Loy, presidente della fondazione «Anna Ruggiu», sodalizio che porta il nome della moglie, la prima negli anni ’80 a spendersi per le donne della comunità Rom in città. «È importante – ha detto il professor Loy – che ci siano momenti come questi visto il periodo storico che stiamo vivendo». «In realtà – ha specificato – il tema non riguarda i Rom ma noi: non mi rivolgo loro ma parlo agli italiani». 

Nel corso del suo intervento il professore ha ricordato tra l’altro che dietro la discriminazione, che spesso colpisce le minoranze, come quella Rom, c’è la negazione di un percorso di uguaglianza che anche la Carta Costituzionale ci chiede di perseguire.

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