«Aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc 24,45). L’incontro tra il Signore Risorto e i suoi discepoli si trova all’inizio della Lettera Apostolica «Aperuit illis» di papa Francesco, con la quale egli ha istituito la «Domenica della Parola di Dio».
Questa giornata, dedicata «alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio» (n. 3), si svolgerà d’ora in poi in corrispondenza della Terza Domenica del Tempo Ordinario, che quest’anno cade il 26 gennaio.
La chiave per comprendere il senso della «Domenica della Parola di Dio» si può trovare prendendo in mano l’esortazione apostolica «Evangelii gaudium», il testo fondamentale del pontificato di papa Francesco. «Tutta l’evangelizzazione – si legge al n. 174 di «Evangelii gaudium» – è fondata su di essa [la Parola di Dio], ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata. La Sacra Scrittura è fonte dell’evangelizzazione. Pertanto, bisogna formarsi continuamente all’ascolto della Parola. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare».
La Bibbia, ha posto in evidenza il Pontefice in «Aperuit illis», «non può essere solo patrimonio di alcuni», al contrario «è il libro del popolo del Signore che nel suo ascolto passa dalla dispersione e dalla divisione all’unità» (n. 4).
Il contatto diretto con la Parola di Dio dà la possibilità di fare esperienza di Cristo, vivo per noi oggi, così come nel racconto dei discepoli di Emmaus.
Il loro cammino è segnato dallo scoraggiamento di fronte al crollo delle speranze legate al Messia. Il Signore Risorto si mette loro accanto e, dopo averli ascoltati, «cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27). Le Scritture «parlano di Cristo, permettono di credere che la sua morte e risurrezione non appartengono alla mitologia, ma alla storia e si trovano al centro della fede dei suoi discepoli» (n. 7).
Il Santo Padre nella sua Lettera ha ricordato il nesso inscindibile tra Sacra Scrittura ed Eucaristia, rifacendosi all’insegnamento del Concilio Vaticano II:
«La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli» («Dei Verbum», n. 21).
L’ascolto della Parola di Dio, ha messo in luce il Papa nell’ultima parte di «Aperuit illis», conduce «all’amore misericordioso del Padre che chiede ai figli di vivere nella carità», ed è in grado «di aprire i nostri occhi per permetterci di uscire dall’individualismo che conduce all’asfissia e alla sterilità mentre spalanca la strada della condivisione e della solidarietà» (n. 13).
La conversione dei singoli credenti e delle comunità cristiane passa per l’ascolto della Parola di Dio, attraverso la liturgia, la catechesi, la preghiera, la meditazione e la lectio divina, altrimenti si resta prigionieri della sterilità dei propri ragionamenti e di strategie meramente umane.
La «Domenica della Parola di Dio» spinge ad interrogarsi sul rapporto personale e comunitario con la Scrittura: è davvero il punto di riferimento della nostra preghiera e dell’educazione alla fede?
L’auspicio è che la confidenza con la Parola possa crescere e così l’amicizia con Dio e il desiderio di portare la Sua presenza nella vita di ogni giorno.
Roberto Piredda
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