Ammontano a circa 18.000 le persone che si sono rivolte alla Caritas diocesana dall’ottobre 2017 al settembre del 2018, circa l’85% italiani, grazie all’indispensabile attività di quasi 1.500 volontari, di un’ottantina di dipendenti della Fondazione San Saturnino, braccio operativo della stessa Caritas diocesana.
Gli interventi sono stati sempre maggiori a causa crescenti bisogni espressi dalle persone più emarginate. In particolare i Centri d’ascolto Caritas hanno visto la presenza di 1.460 persone, la Mensa prepara e offre una media di 577 pasti giornalieri, con punte intorno ai 900 nei momenti di maggiore emergenza e difficoltà, per un totale di 210.443 pasti forniti nei 12 mesi analizzati.
Oltre al personale dipendente, il servizio è garantito da 250 volontari.
Il Centro diocesano di assistenza ha distribuito pacchi viveri (non meno di 8.000), medicinali, abbigliamento, prodotti per l’infanzia, giocattoli e altri beni di prima necessità a 1.467 famiglie (circa 5000 persone). Altri settori di disagio e di emarginazione hanno visto l’intervento della Caritas. Quelli destinati ai senza dimora e alle vittime della tratta per le quali sono attivi l’Unità di strada e lo Sportello anti-tratta.
A questi, si aggiungono anche le strutture di accoglienza come i Centri di accoglienza straordinari e lo Sprar «San Fulgenzio», il Centro d’ascolto per stranieri Kepos, al quale si sono rivolti 633 migranti: 3016 interventi, di fronte a 1.665 ascolti. Nel complesso, è stato dato supporto a circa 1600 persone immigrate. Sul versante sanitario, lo Studio medico poli-specialistico ha garantito nel corso dell’anno 1.814 visite.
Sul piano economico, la Fondazione anti-usura Sant’Ignazio da Laconi, ha avuto una media di 300 ascolti l’anno, che, dall’avvio dell’attività nel 2004, ha istruito 456 pratiche andate a buon fine, per un importo di oltre 7 milioni di euro, e il Prestito della Speranza (micro-credito) finanziato con fondi della Conferenza episcopale italiana, ha ammesso 256 pratiche per un totale di 1.789.500 di euro erogati.
La filiera etica del grano duro ha prodotto oltre 1.000 quintali trasformando il semilavorato (farine e semole) in pane e pasta.
Sul fronte dell’educazione/animazione, le progettualità portate avanti dalla Caritas hanno raggiunto oltre 1.500 giovani, articolandosi in attività nelle scuole superiori, alternanza-scuola lavoro, laboratori, campo estivo internazionale, progetti di Servizio civile.
Tra coloro che si rivolgono ai Centri d’ascolto Caritas i più assidui frequentatori sono uomini (62% circa).
La fascia d’età prevalente nelle situazioni di disagio riguarda persone di età compresa tra i 35 e 44 anni (23,0 nel 2017 e 25,4% nel 2018), seguita dalla classe 45-54 anni (25,2% nel 2017 e 21,9% nel 2018). Si nota un notevole incremento delle persone con oltre 65 anni, che arriva al 7,1% (+4,8 punti rispetto all’anno precedente).
Per quanto riguarda lo stato civile, prevalgono i single, celibi o nubili (43,4%, +5,8 punti percentuali rispetto al 2017), seguono i coniugati (31,9% contro il 36,9% dello scorso anno).
Aumenta anche il numero di coloro che vivono da soli (24,7% nel 2017 e 26,0% nel 2018).
Per ciò che riguarda il problema abitativo, i senza dimora sono poco il 43,8%. Rispetto agli anni precedenti si nota una flessione dei soggetti in possesso di una dimora e un correlato aumento degli individui che non la possiedono. A soffrire della mancanza di una dimora sono soprattutto gli uomini (54,8%); tra le donne, invece, il 75,2% delle assistite dichiara di avere un domicilio.
La mancanza di un’abitazione sembra colpire soprattutto i più anziani, di oltre 55 anni.
Tre invece le novità presenti nel dossier Caritas.
«Lo scorso novembre – ha detto don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana – sono stati inaugurati il nuovo Centro d’ascolto giovani della Caritas e l’Impresa sociale Lavoro insieme s.r.l., finalizzata a promuovere e sostenere le nuove idee riguardanti il lavoro, sulla scia della 48esima Settimana sociale dei cattolici italiani, svoltasi a Cagliari nell’ottobre 2017. La terza novità riguarda la co-progettazione sociale, che vede la Caritas diocesana e una rete partner di associazioni e realtà pubbliche: l’associazione “Ozanam”, “Donne al traguardo”, le suore Figlie della carità, la Fondazione Caritas San Saturnino, il Comune di Cagliari. Tutti insieme accanto ai senza dimora, alle persone più fragili, emarginate, grazie a una serie di strutture di accoglienza sparse nel territorio diocesano».
Per l’arcivescovo Arrigo Miglio «occorre recuperare la “cultura del lavoro”. Non è solo questione di numero posti, statistiche, problema finanziario. Segnali positivi che arrivano dalla politica regionale, che può stimolare altre iniziative positive».
Per recuperare questa cultura, «occorre – ha ribadito monsignor Miglio – cominciare a parlare di “lavori” al plurale. Ci sono lavori da riscoprire, che hanno bisogno di essere ri-valorizzati e riconsiderati. Ancora importante è la capacità dei giovani di inventare nuovi lavori. Riconsiderare la centralità del lavoro nello sviluppo della persona, delle sue potenzialità. Per questo occorre approfondire il rapporto tra lavoro-scuola, che non devono essere due entità separate: il lavoro deve proseguire il percorso di approfondimento, di studio iniziato con la scuola». «Tutto ciò – ha concluso Miglio – ci porta a guardare alla formazione, al lavoro e ai giovani con speranza, con un atteggiamento di ricerca, facendo si che ci si metta in rete».
Roberto Comparetti
© Copyright Il Portico