Un ritorno in Brasile, nella diocesi «gemella» di Viana, con un compito specifico: un forte impegno nella pastorale familiare e giudiziale, alla luce soprattutto delle sue esperienze e competenze nel campo del diritto canonico. Don Gigi Zuncheddu, nato a Burcei cinquantasette anni fa, torna in Brasile dopo l’esperienza a Bacurì dal 1997 al 2003, chiamato dal vescovo di Viana alla ricerca di un sacerdote esperto di diritto canonico, con una particolare attenzione ai temi della famiglia e del matrimonio. Zuncheddu è reduce dall’anno e mezzo vissuto come amministratore parrocchiale a Poggio dei Pini, dove è stato appena sostituito da don Gianni Sanna.
Il suo è un ritorno. Come mai questa scelta?
È in linea con la missione della Chiesa, per cui è tanto bello vedere delle Chiese che tra loro si aiutano, avendo delle necessità: una chiama l’altra e questa risponde. Questo accade nel nostro caso, tra le diocesi di Cagliari e quella di Viana, in Brasile, dove due nostri sacerdoti erano impegnati fino a non molto tempo fa. Don Gabriele Casu è appena rientrato, don Giuseppe Spiga è rettore del seminario. Nel mio caso è successo che il vescovo di Viana chiedesse a monsignor Miglio un sacerdote con competenze e conoscenze di diritto canonico e relativo titolo accademico. Il nostro arcivescovo ha pensato a me e io ho accettato molto volentieri il suo invito a tornare in missione. L’invito viene anche dall’avere accolto la parola di papa Francesco che, nell’Amoris Laetitia, chiede l’impegno dei sacerdoti nella pastorale giudiziale e matrimoniale.
Come pensa di portare l’annuncio del Vangelo?
Intanto vado in una diocesi già organizzata con catechisti e sacerdoti, con una struttura ben precisa, anche se le condizioni in cui operano le diocesi del Maranhao e, in generale in America Latina, sono molto diverse da quelle cui siamo abituati in occidente. Il lavoro di evangelizzazione è molto importante, qualche volta anche quello di “primo annuncio”, ma in particolare è un lavoro di ri-motivazione dei laici, che sono la forza portante della Chiesa sudamericana. Ora all’annuncio deve seguire un lavoro di formazione permanente, opera che ci vedrà impegnati perché i cattolici sono sì coloro che conoscono il Vangelo, anche se ogni tanto in modo superficiale, ma poi dovranno impegnarsi nel sociale per la casa, la terra, il rispetto dei popoli indigeni. Nel mio caso si va per dare una mano nel lavoro di pastorale matrimoniale e giudiziale perché si abbia maggior rispetto per la persona, per i diritti che ognuno di noi e per la giustizia che chiede, non solo a Dio ma anche alla Chiesa, che annuncia un Dio di amore e misericordia.
Temi molto attuali, anche alla luce del sinodo sulle terre amazzoniche annunciato dal Papa. Uno slancio particolare per il contesto in cui andrà a operare.
La Chiesa brasiliana e, in generale, quella sudamericana, sta facendo questa riflessione sinodale: un lavoro sì di vescovi, ma di tutti i membri della Chiesa. Sentire la terra, la natura, la grande importanza che l’Amazonia ha per tutto il mondo fa di noi delle persone molto sensibili a tutta la storia dell’umanità.
Francesco Aresu
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