Due diaconi per il Popolo di Dio

Andrea Pelgreffi e Claudio Pireddu il 17 dicembre saranno ordinati in Cattedrale

Andrea Pelgreffi e Claudio Pireddu

Due diaconi per il Popolo di Dio.

Domenica 17 dicembre in Cattedrale, i seminaristi Andrea Pelgreffi e Claudio Pireddu saranno ordinati diaconi da monsignor Baturi. «È sempre un po’ strano – dice Claudio – quando si riceve la data dell’ordinazione diaconale; sono tanti i pensieri che vengono in mente: ciò che ero, quindi il fare memoria, ciò che sono ora e ciò che sarò, magari anche con l’immaginazione».

«Avere un sogno che si rende concreto pian piano – prosegue – è quasi come il gustare un piatto saporito, dove ogni boccone ha un sapore diverso; e la cosa migliore non è il piatto in sé, ma la scoperta che quella bontà è preparata da Dio».

In questa pietanza, ovvero la mia storia, sono presenti tutti quegli ingredienti, ovvero tutte quelle persone che ho incontrato nel mio percorso formativo: chi mi ha accompagnato passo per passo e chi, invece, pur avendo condiviso con me solo poco tempo, è riuscito a tracciare un solco nella memoria».

«Questa – sottolinea il futuro diacono – è una delle cose più belle del cammino: scoprire che, attraverso tante persone e tanti volti diversi, Dio mi stava plasmando per un servizio in particolare». 

«Istintivamente – esordisce Andrea – direi che tutto questo che sto vivendo è un grande dono, una grande grazia, un enorme gesto di misericordia. Ma questo dono non è solo per me, è per la Chiesa intera».

«Dire sì al Signore ogni giorno – evidenzia – ti inserisce sempre e comunque dentro quella attesa straordinaria che ti fa vivere il Mistero ma che poi, se vissuto ed esplorato con gioia e felicità, ti porta a condividere il dono e a metterti al servizio della comunità».

«Se pensiamo al cuore del Cristianesimo, cioè il kerygma, l’annuncio della buona novella, si intuisce subito che senza condivisione non c’è annuncio. Mi viene in mente una frase di Giovanni Paolo II durante la mia prima GMG a Roma nel 2000 (avevo quasi 16 anni): “La fede che ti tieni dentro, marcisce”».

Due diaconi per il Popolo di Dio.

Il diaconato segna anche un momento di bilancio degli anni della preparazione.

«Userei tre parole riassuntive per il mio percorso – ricorda Claudio. La prima è ascolto: durante il cammino formativo mi lasciavo interrogare dalla realtà, che nasconde dentro di sé l’orma di Dio».

«La seconda è apertura: per poter ascoltare, era necessario accogliere la realtà con uno spirito di contemplazione, lasciandomi affascinare dal buono e dal bello che si nasconde dietro tutte le realtà, anche le più difficili».

«L’ultima parola – conclude Claudio – è dono: qualcosa che è dato senza aspettarsi un ricambio; lo spirito di servizio più che avere una sorgente da me, ha una sorgente in Dio, che in diversi modi mi ha donato la sua vicinanza; io semplicemente cerco di irradiarla agli altri, specialmente in prossimità del ministero della carità».

«In questi anni – evidenzia Pelgreffi – sono state tante le esperienze formative sia dal punto di vista culturale, di studio, dal punto di vista spirituale, come per esempio il mese ignaziano, e in ambito pastorale. Se penso proprio alla vita pastorale ho vissuto esperienze di vita parrocchiale, i Cre in oratorio, le GMG di Cracovia, Panama e Lisbona».

«E ancora, a contatto con gli ospiti al Cottolengo di Torino qualche anno fa e adesso, all’interno dell’esperienza a Cagliari nella parrocchia della Madonna della Strada nell’RSA Randazzo».

«Non posso però dimenticare – evidenzia –  l’anno vissuto assieme agli ospiti della casa circondariale di Uta e il torneo degli oratori che, insieme ai compagni di Seminario, abbiamo giocato con i ragazzi ospiti nel carcere minorile di Quartucciu.

«Un bilancio positivo – sottolinea Pelgreffi – perché ricco della presenza di Dio che si fa carne. L’esperienza con il torneo a Quartucciu, come altre di questo tipo, che promuovono contatti e relazioni con persone che provengono da ambienti e culture differenti, ti aiutano a cogliere le differenze ma diventano occasione preziosa di reciproca scoperta e arricchimento».

«Ci si riconosce così fratelli e sorelle in cammino verso Cristo – conclude – che, come ben ci ricorda il Santo Padre Francesco, respingono la cultura dello scarto. Ecco perché il dono che riceverò non è un qualcosa di individuale ma è un dono per tutto il Popolo di Dio di cui ciascuno di noi fa parte».

Roberto Comparetti

Due diaconi per il Popolo di Dio.

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