L’omelia di mons. Antonello Mura, Presidente della Ces, nella Messa sulla tomba di S. Pietro
Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata da monsignor Antonello Mura, Presidente della Conferenza episcopale della Sardegna, in occasione della concelebrazione eucaristica con i Vescovi dell’Isola sull’altare della tomba di San Pietro, impegnati nella visita «ad limina».
Siamo felici di trovarci insieme, celebrando l’Eucaristia, vicino alla tomba dell’apostolo Pietro.
Qui tutto parla di lui, della sua testimonianza come primo degli apostoli e del suo martirio, così come tutto qui parla del suo successore, il nostro papa Francesco, che ieri abbiamo incontrato con grande gioia.
Abbiamo dialogato sulla vita della Chiesa e delle nostre Chiese, sentendoci in comunione con lui e, attraverso di lui, con tutta la Chiesa universale.
Per questo oggi convergiamo qui, perché anche la nostra comunione di pastori si rafforzi e trovi energie e coraggio, per rimanere, nel servizio alle nostre Chiese, in comunione con il Papa, pastore della Chiesa universale.
In questi giorni è come se portassimo avanti un viaggio spirituale.
La testimonianza di Pietro e dei suoi successori ci aiuta a rimanere perseveranti alla chiamata ricevuta e ai compiti affidati.
È come se, professando nuovamente la fede, ci disponiamo a rendere ragione della nostra esperienza e della nostra speranza, fondata, se necessario, fino al martirio in Gesù nostro Signore.
Grazie alla fede possiamo ripetere le parole che hanno segnato la vita di Pietro, più forti di ogni fatica e anche di qualsiasi fragilità: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; «Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna»; «Signore tu sai tutto, tu sai che ti amo».
Sono queste le parole e gli impegni che ci permettono, in questi giorni della Visita ad limina, e prima di ogni altra formalità giuridica e amministrava, di rendere conto del nostro cammino di Pastori.
Tutto il resto è una conseguenza.
Siamo qui, come Vescovi, anche per chiedere, grazie all’intercessione di Pietro, di essere sempre più servitori umili e coraggiosi, nella comunione ecclesiale e episcopale, rinnovando l’impegno a trasmettere questa salvezza e questa energia ai cristiani delle nostre comunità, in modo speciale ai nostri presbiteri – e ringraziamo chi concelebra oggi con noi – ai consacrati e alle consacrate, ai seminaristi, a tutti i laici delle nostre comunità, e siamo grati al gruppo qui presente.
Sotto lo sguardo affettuoso di papa Francesco riscopriamo la bellezza del nostro ministero e quindi della vita cristiana.
La sensazione che avvertiamo in questi giorni è quella di sentirci incoraggiati, in qualche maniera anche consolati, non sentendoci mai soli.
Cogliere il senso e la presenza della Chiesa universale, offre un’ampiezza di sguardo, di pensiero e di energia, che va al di là del proprio luogo e della propria Diocesi.
Per questo chi vive attorno a noi e ha fiducia in Dio, non va deluso.
Quanti collaborano con noi, per l’edificazione delle nostre Chiese, siano incoraggiati.
Ed è bello pregare qui per il Papa e per le Chiese della Sardegna, affidandole all’intercessione di Maria, che riconosciamo nostra patrona con il titolo di Nostra Signora di Bonaria.
L’ultimo pensiero lo prendo dalle letture del tempo pasquale di questo giorno.
Gli Atti parlano di Giuseppe, chiamato Barnaba e il Vangelo continua a presentar il dialogo tra Gesù e Nicodemo. Ognuno di loro ci incoraggia come pastori.
Barnaba, dopo aver dato tutto quello che aveva, dopo aver ceduto tutte le sue proprietà, e averle deposte ai piedi degli Apostoli, si sente un uomo libero e fraterno: la vera comunione nasce non teoricamente ma quando siamo liberi di dare quello che siamo e che abbiamo, condividendolo, compresi i nostri doni e talenti.
Nicodemo nella notte continua a interrogare il Signore. È un uomo che si fida di lui e che interrogando impara a discernere.
Anche il nostro dialogo con il Signore si realizza continuando ad interrogarlo sulla nostra vita, arrivando a discernere con lui che cosa sia importante fare per rimanere fedeli al Vangelo.
Barnaba che significa “figlio dell’esortazione” e Nicodemo, che sa interrogare e ascoltare, ci aiutino a mettere insieme nel nostro ministero esortazione e discernimento.
Antonello Mura – Vescovo
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