Fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio

Ascensione del Signore (Anno B)

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura.

Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.

Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

(Mc 16,15-20)

Commento a cura di Davide Meloni

La solennità dell’Ascensione del Signore è una delle più importanti dell’anno liturgico.

Occorre anche dire che si tratta di un episodio della vita di Gesù che spesso viene equivocato, perché viene visto come quel momento in cui «Gesù se ne va»: ormai il Signore ha portato a termine la sua missione e può finalmente tornare al Padre per un periodo di tempo imprecisato, in attesa del prossimo appuntamento con gli uomini nel giorno del suo ritorno nella gloria.

Il mistero dell’Ascensione è invece esattamente il contrario dell’abbandonare il mondo. 

Annunciare che Gesù va «nei cieli», dire che torna al Padre significa affermare che egli si rende presente tra noi in modo nuovo.

Cristo non è più soggetto ai limiti del tempo e dello spazio, ma è più presente ora di quando duemila anni fa percorreva la Palestina in lungo e in largo. 

Insomma, dire che Gesù va nei cieli non significa che scompare dalla nostra realtà terrena, ma che entra nella profondità di essa. 

Il brano della lettera agli Efesini che la Chiesa ci propone in questa domenica afferma che Gesù è asceso al cielo «per essere pienezza di tutte le cose».

La traduzione precedente diceva «per riempire tutte le cose».

Ecco, ascendendo al cielo e sedendo alla destra del Padre Gesù entra in un rapporto nuovo e più profondo con la realtà intera.

Quell’uomo vissuto duemila anni fa, che incontrava le persone, guariva i malati, era capace di dire parole che corrispondevano alla sete di verità che c’è nel cuore dell’uomo, quel Gesù morto in croce e risorto è vivo e si fa compagno di strada di tutti noi.

È presente nelle nostre esistenze personali, nelle nostre città, nelle nostre famiglie, nei nostri ambienti di lavoro.

C’è dove le persone vivono e soffrono, sperano e lottano per una vita degna e piena di senso.

Ci ha promesso di essere presente soprattutto nel nostro stare insieme nel suo nome, nel nostro volerci bene come fratelli e vivere come lui ci ha insegnato. 

In altri termini, dire che Gesù ascende al cielo e siede alla destra del Padre significa affermare che lui è il Signore della vita e del mondo, è al di sopra di ogni «Principato e Potenza», di ogni «Forza e Dominazione», per citare ancora una volta la lettera agli Efesini. 

È più grande di tutte quelle forze che spesso dominano l’esistenza: i nostri idoli, le cose in cui riponiamo le nostre speranze, le situazioni o le persone che ci opprimono, le circostanze negative che viviamo.

Insomma, tutto ciò che sembra dominare e condizionare la nostra vita.

Non che queste cose non ci siano più, ma ora c’è qualcosa di più grande: Cristo risorto.

È lui il vero Signore e perciò siamo chiamati a fidarci di lui, dobbiamo lasciarlo entrare nelle nostre esistenze quotidiane, possiamo imparare a cercarlo in ogni aspetto della vita.

Pensiamo cosa vuol dire svegliarsi al mattino e affrontare la giornata, le cose da fare, i problemi che ci si presentano con la coscienza che Cristo c’è, che la nostra vita è nelle sue mani ed è lui il Signore del mondo intero.

Cambia il modo di affrontare la giornata.

Questo dono immenso della sua presenza si traduce in una missione, in un compito, come ci ricorda il Vangelo di questa domenica. 

Non è qualcosa che riguarda solo alcuni cristiani, quelli che hanno una particolare vocazione. 

Ogni battezzato partecipa della stessa missione che Gesù dà agli apostoli, innanzitutto quella di annunciare il Vangelo, con le parole e soprattutto con la propria vita.

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Il Portico