Domenica si celebra la VI Giornata mondiale del Povero
Una sana provocazione. Così papa Francesco definisce la VI Giornata mondiale del povero, che si celebra in questa domenica.
«La Giornata Mondiale dei Poveri – scrive nel Messaggio il Pontefice – torna anche quest’anno come sana provocazione, per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente».
Mai come in questi ultimi anni il concetto di povertà è emerso in tutta la sua drammaticità, anche nel nostro Paese, certificato dai dati dei diversi rapporti presentati, non ultimo quello della Caritas regionale, che parla di oltre 110mila famiglie sarde in povertà e quasi 10mila nuovi poveri nel 2021.
Gesù Cristo si è fatto povero.
«Qualche mese fa – scrive ancora il Santo Padre – il mondo stava uscendo dalla tempesta della pandemia, mostrando segni di recupero economico, che avrebbe restituito sollievo a milioni di persone impoverite dalla perdita del lavoro. Si apriva uno squarcio di sereno che, senza far dimenticare il dolore per la perdita dei propri cari, prometteva di poter tornare finalmente alle relazioni interpersonali dirette, a incontrarsi di nuovo senza più vincoli o restrizioni. Ed ecco che una nuova sciagura si è affacciata all’orizzonte, destinata ad imporre al mondo un scenario diverso».
È il conflitto nell’Est Europa. «La guerra in Ucraina – sottolinea il Papa nel suo Messaggio – è venuta ad aggiungersi alle guerre regionali che in questi anni stanno mietendo morte e distruzione. Ma qui il quadro si presenta più complesso per il diretto intervento di una “superpotenza”, che intende imporre la sua volontà contro il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Si ripetono scene di tragica memoria e ancora una volta i ricatti reciproci di alcuni potenti coprono la voce dell’umanità che invoca la pace».
Gesù Cristo si è fatto povero.
Come porsi di fronte alle condizioni di povertà di tanti? Lo ha spiegato l’Arcivescovo nel suo intervento alla conferenza stampa di presentazione dei dati della Caritas regionale.
«Occorre – ha detto – guardare al povero con lo stesso sentimento del Buon Samaritano: vide il malcapitato, ne ebbe compassione, si fermò, si piegò su di lui e ne ebbe cura. Il primo gesto della carità è guardare e conoscere».
Nel Messaggio Francesco invita «a tenere lo sguardo fisso su Gesù, il quale “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”» (2 Cor 8,9).
Il Papa invita poi alla accoglienza di chi bussa alle nostre porte, tema di stretta attualità, alla luce della crisi migratoria nel Mediterraneo. «Penso in questo momento – scrive il Pontefice – alla disponibilità che, negli ultimi anni, ha mosso intere popolazioni ad aprire le porte per accogliere milioni di profughi delle guerre in Medio Oriente, in Africa centrale e ora in Ucraina».
«Le famiglie hanno spalancato le loro case – ha ricordato il Santo Padre – per fare spazio ad altre famiglie, e le comunità hanno accolto con generosità tante donne e bambini per offrire loro la dovuta dignità. Tuttavia, più si protrae il conflitto, più si aggravano le sue conseguenze. I popoli che accolgono fanno sempre più fatica a dare continuità al soccorso; le famiglie e le comunità iniziano a sentire il peso di una situazione che va oltre l’emergenza».
Infine l’invito. «È questo il momento di non cedere e di rinnovare la motivazione iniziale. Ciò che abbiamo iniziato ha bisogno di essere portato a compimento con la stessa responsabilità».
Roberto Comparetti
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