Verranno giorni nei quali non sarà lasciata pietra su pietra

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Foto Ansa /Sir

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?».

Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome.

Avrete allora occasione di dare testimonianza.

Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.

Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

(Lc 21,5-19)

Commento a cura di Enrico Murgia

La Parola di Dio illumina la sesta Giornata Mondiale dei Poveri.

«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

Spesso pensiamo che tutto il bello e il buono che vediamo e che tocchiamo rimarrà per sempre.

Poi basta un evento atmosferico, un atto di vandalismo, o il semplice trascorrere del tempo per fare l’esperienza del transitorio, del “non per sempre”. 

Gesù esagera, come sempre, e ci porta in un futuro apparentemente disastroso, dove tutto ciò che esiste sarà raso al suolo, annullato, cancellato.

Verranno giorni nei quali non sarà lasciata.

Attenzione però: il Vangelo non ci sta dicendo che il bello e il buono non siano dei valori da custodire e da vivere, non vuole creare ansie e paure.

Semplicemente ci avverte, per dirla insieme con santa Teresa d’Avila, che «tutto passa, solo Dio resta».

Hai mai avuto la sensazione di essere nessuno?

Di sentirti inutile e ignorato? Hai presente quei momenti in cui ti senti un fallito?

Quei momenti in cui cerchi un appiglio magari nelle cose o nelle persone sbagliate pur di sentirti vivo?

Quello è il baratro della disperazione, in cui si vive senza speranza, perché speri in qualcosa senza futuro, cerchi il futuro fuori da te e rischi di entrare in un vortice che ti spazzerebbe via e ti annullerebbe.

A quel punto la tua vita smette di esistere.

Verranno giorni nei quali non sarà lasciata.

«Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: «Sono io», e: «Il tempo è vicino».

Non andate dietro a loro!

Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

Molti sono quelli che cercano di dare un senso alla nostra vita, convincendoci della cosa giusta da fare, delle cose migliori da avere o delle persone da frequentare perché ti facciano sentire qualcuno.

Non abbiamo bisogno di sentirci qualcuno, perché noi siamo qualcuno. Gesù ci insegna che solo Lui sa chi siamo davvero, che solo Lui è sempre presente nei nostri momenti vorticosi, nelle nostre delusioni.

«Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Nessuno è un fallito, altrimenti sarebbe il fallimento di Dio.

Verranno giorni nei quali non sarà lasciata.

Ognuno, piuttosto, sceglie se restare ancorato al Signore sempre, oppure no. Ogni volta che ci stacchiamo da Dio è come staccare la spina perché non arriva più energia e non possiamo più vivere.

Per questo, con semplicità, nel commento odierno affido e concludo con una preghiera di abbandono, perché la fede nelle parole di Gesù sia più vera: «nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto».

O Signore, tu ci hai insegnato che l’amore più grande è dare la vita per i propri amici.

Aiutaci a scoprire nell’aiutare gli altri l’opportunità di incontrare non solo la sofferenza umana, ma di vivere l’amore.

Apri i nostri occhi a riconoscere in ogni povero il tuo volto e la tua presenza.

Apri le nostre menti a valorizzare l’unicità di ogni persona, con la sua storia e cultura.

Apri i nostri orecchi ad accogliere con gentilezza le voci che chiedono ascolto.

Apri i nostri cuori ad offrire speranza dove c’è paura, solidarietà dove c’è solitudine, conforto dove c’è tristezza.

Aiutaci, o Signore, a testimoniare il vangelo con un sorriso, una parola, un gesto di affetto.

Donaci l’umiltà di riconoscere che noi non siamo la luce, ma strumenti della Tua luce, non siamo l’amore, ma espressioni del Tuo amore.

Amen. 

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Il Portico