Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto

I Domenica del Tempo di Quaresima (Anno A)

Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.

Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane».

Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». 

Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai».

Allora Gesù gli rispose: 

«Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

(Mt 4, 1-11)

Da questo numero sarà don Roberto Ghiani, rettore del Seminario arcivescovile, a commentare il Vangelo.

Grazie a don Raimondo Mameli per il servizio reso nelle ultime settimane.

Commento a cura di Roberto Ghiani

Anche quest’anno entriamo nella Quaresima spalancando una «porta» a due ante: il brano evangelico delle «Tentazioni» (Mt 4,1-11) e quello della «Trasfigurazione» (Mt 17,1-9).

Da una parte, ci viene detto che il cammino di conversione è esigente, richiede una vera e propria lotta contro facili e immediate soluzioni, troppo autoreferenziali, alla nostra ricerca di senso e di pienezza, mediante l’«arma» della Parola di Dio.

Dall’altra, ci è rivelata l’identità di Gesù, Figlio di Dio amato, che ci può guidare all’incontro con il Padre se siamo pronti ad ascoltarlo.

Dopo il Battesimo e prima di iniziare la sua missione, Gesù fa un’esperienza piena (40 giorni secondo la simbologia biblica) di «tentazione» per essere preparato ad affrontare le seduzioni che incontrerà durante la sua vita pubblica, specialmente durante la Passione: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce» (Mt 27,40).

Gesù rivive così, in certo modo, l’esperienza di Israele nel deserto: 40 anni di cammino per imparare la dipendenza da Dio, per imparare a ricevere tutto da lui (cf. Dt 8,2-4).

È nel deserto che il popolo sperimenta la precarietà e la privazione, ma anche la provvidenza se ubbidisce alla parola divina: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4; cf. Dt 8,3).

Come un piccolo bambino, deve attendere il pane quotidiano da Colui che, solo, può far piovere il pane dal cielo (cf. Es 16,4) e l’acqua da Colui che, solo, può farla scaturire da una roccia (cf. Es 17,6).

Israele riceve, cioè, il dono della vita solo se si riconosce «figlio» e si fida del «padre». Sembra proprio questo il nocciolo della tentazione che Gesù affronta e supera: riconoscersi figlio e vivere la relazione con il Padre oppure concepirsi un «uomo-che-si-fa-da-sé» (self-made man).

Essere «Figlio di Dio», infatti, non significa godere di un privilegio divino che conferisce dei «super-poteri», ma è la dignità di una creatura che – come i poveri in spirito – invoca e attende dal Padre il necessario per vivere in pienezza.

Ma qual è la dinamica della tentazione che ci presenta il brano del Vangelo?

Il diavolo agisce quando Gesù si trova nel bisogno per colpirlo nel suo punto debole, quando è più vulnerabile, proprio la stessa strategia che adotta anche nei nostri confronti.

La tentazione, poi, si sviluppa in un crescendo: dalla terra, al «pinnacolo del Tempio», al «monte altissimo», e diventa sempre più esigente, sempre più sfacciata. «Se sei Figlio di Dio»…soddisfa il tuo appetito, prova se Dio veramente ti protegge, appaga la tua sete di potere.

Gesù rifiuta decisamente questa logica delle soluzioni autoreferenziali, sganciate dal rapporto con il Padre.

E il Padre approverà il suo agire e lo confermerà quando, aprendo la seconda «anta» della «porta» della Quaresima, quella della Trasfigurazione, farà udire «in diretta» la sua voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo» (Mt 17,5). 

Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto.

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