Studiare per guardare avanti e costruire una nuova vita

La storia di Gebremichael, fuggito dall’Eritrea e laureatosi a Cagliari

Studiare per guardare avanti e costruire una nuova vita.

«Grazie allo studio sono riuscito a guardare avanti, con speranza e fiducia nel futuro», Gebremichael Gebrehiwot Weldegebriel uno dei giovani arrivati a Cagliari grazie al progetto Unicore – Corridoi universitari per i rifugiati, si è laureato lo scorso giovedì nell’Università del capoluogo, con una tesi su “The effect of the addition of moringa powder on the rheological properties of flour dough” (ovvero, per i non  addetti ai lavori,  sul cibo sano con nutrienti aggiuntivi). 

Arrivato a Cagliari nel novembre 2020 dall’Etiopia –  dove ha vissuto per 12 anni dopo essere fuggito dal suo Paese, l’Eritrea – per seguire il corso di laurea magistrale in ingegneria chimica e dei processi biotecnologici, grazie alla borsa di studio della stessa Università, tramite l’Ersu, destinata a studenti rifugiati meritevoli, è stato accompagnato dalla Caritas diocesana in tutto il suo percorso di integrazione e di vita, in collaborazione con il College universitario Sant’Efisio e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

 «La mia esperienza qui è stata molto bella – racconta Gebremichael (il primo laureato di Unica del progetto Unicore) -: ho avuto tante opportunità grazie alla Caritas e all’Università».

«Questa laurea per me significa molto: uno step importante per la costruzione delle mie capacità professionali. Ho scelto questa tesi perché mi piacerebbe impiegare la mia professionalità nell’industria alimentare: il prossimo step sarà cercare lavoro».

«Per i giovani rifugiati, che hanno alle spalle tante sofferenze, studiare significa avere la possibilità di guardare avanti e costruirsi una nuova vita». 

Un segno tangibile dell’impegno della Chiesa diocesana sulla mobilità umana.

«È per noi una grande gioia – sottolinea l’arcivescovo di Cagliari monsignor Giuseppe Baturi – perché significa che abbiamo potuto accompagnare una persona nel raggiungimento del suo obiettivo, delle sue aspirazioni, che adesso può inserirsi nel mondo professionale».

«Per capire l’importanza di un’azione sociale bisogna misurarla nella buona riuscita sulla singola vita: questo ragazzo arrivato attraverso vie legali, sicure, accolto dall’Università, dalla Chiesa, con il supporto di altre realtà, che ha goduto di questa sinergia e collaborazione e ha raggiunto un esito così importante, può a sua volta essere donatore di pace e amicizia».

Grande soddisfazione anche da parte della stessa Università.

«È una grande soddisfazione – commenta Alessandra Carucci, pro-rettrice con delega all’internazionalizzazione – per me e per l’Università di Cagliari che ha creduto da subito nell’importanza del progetto UNICORE che ben si inseriva nelle attività che già avevamo intrapreso a favore dei rifugiati come lo European Qualification Passport for Refugees per il riconoscimento dei titoli e altre».

«Il fatto che Weldegebriel si stia anche laureando in corso dimostra che l’intero percorso di accoglienza e supporto ha funzionato al meglio, grazie anche alla collaborazione dei docenti e dello staff di UniCA e della partnership con la Caritas diocesana di Cagliari, che assiste gli studenti rifugiati per le esigenze quotidiane».

Maria Chiara Cugusi

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