Il Giubileo finisce, il Giubileo continua

   editorialeDomenica 13 novembre si conclude nelle diocesi l’anno giubilare indetto da papa Francesco. A Roma invece il Giubileo, iniziato l’8 dicembre 2015, si concluderà domenica 20 novembre.
Questo Giubileo è stato particolarmente segnato dalla fisionomia spirituale e pastorale di papa Francesco, a cominciare dal suo inizio irrituale, nel novembre dello scorso anno, con l’apertura della porta santa nella cattedrale di Bangui (Repubblica Centrafricana), prima ancora che venisse aperta la Porta Santa nelle quattro basiliche papali di Roma.
Anche il tema scelto, la Misericordia, è specifico di questo Papa: ne ha parlato fin dai primi giorni del suo ministero petrino e siamo certi che resterà il filo conduttore della sua predicazione per il futuro, poiché questo è lo sguardo che il Papa chiede a tutta la Chiesa di avere nei confronti del mondo contemporaneo. Siamo pienamente nel Vangelo:«Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione» (Mt. 9,36) e da questa commozione profonda di Gesù, è proprio il caso di dire «viscerale», nasce la missione dei Dodici e inizia la missione di tutta la Chiesa. Se anche vengono chiuse le porte sante, il portale della Misericordia rimane spalancato, come dichiarò Gesù nella sinagoga di Nazaret proclamando «l’anno di grazia del Signore» (Lc. 4,19).
I giubilei sono indetti dai Papi come richiamo e segno di quell’«anno di grazia del Signore»: quest’«anno» invece è stato indetto da Cristo stesso e durerà sino alla fine dei tempi.
L’anno santo della Misericordia è stato segnato anche da alcuni gesti significativi compiuti dal Papa: penso ai due incontri ecumenici, con il patriarca ortodosso di Mosca a Cuba e con la chiesa luterana a Lund in Svezia, ma penso anche ai «venerdì della Misericordia» che il Papa ha voluto vivere senza troppo clamore, andando a visitare in modo discreto diverse realtà caritative presenti in Roma. Per non parlare della Porta Santa alla stazione Termini, per i senza dimora che là si rifugiano, e alle porte sante previste per ospedali e carceri. In questo Anno Santo abbiamo ripassato più volte le opere di misericordia corporali e spirituali, studiate nel catechismo e attuali come non mai.
Vogliamo ricordare i due elenchi delle opere di misericordia: non solo quelle corporali, più conosciute e più condivise (in teoria) dalla cultura contemporanea, ma anche quelle spirituali, più dimenticate e per questo più necessarie per dare l’anima giusta alle opere corporali.
Per la nostra Diocesi desidero ricordare anzitutto l’impegno che i sacerdoti hanno dimostrato nelle tre chiese (Cattedrale, Bonaria, sant’Ignazio) dove sono state aperte le Porte Sante: impegno di accoglienza per le confessioni, adorazione eucaristica, disponibilità verso i molti gruppi che sono venuti per vivere il Giubileo.
Uguale clima di accoglienza e di partecipazione corale ai momenti giubilari ho potuto sperimentare nelle altre chiese diocesane dove è stata aperta la Porta Santa in occasione di feste particolari. Tra tutte le celebrazioni vissute in Cattedrale mi porto nel cuore specialmente quelle vissute con i giovani, all’apertura della Porta Santa, e con i ragazzi, il 30 ottobre, quando ogni angolo della chiesa sembrava sorridere per la presenza genuina e festosa di tanti ragazzi aperti all’amore di Gesù.
Non è mancato anche qualche momento «anti giubilare», e non poteva mancare, quando, ad esempio, qualcuno ha dimenticato parole importanti del Vangelo, come quelle che leggiamo in Lc.9, 53-55: Gesù blocca i due discepoli che vogliono invocare il fuoco dal cielo sul villaggio samaritano che non li accoglie; o in Lc. 13, 1-5 quando Gesù scagiona dall’accusa di essere più peccatori di altri le povere vittime morte sotto il crollo della torre di Siloe. È cronaca di questi giorni ma è tentazione di sempre quella di riferirsi a un volto di Dio ben diverso da quello che Gesù ci ha fatto conoscere, il «Misericordiae Vultus», che non è il volto di un Dio «piacione» ma di un Padre che offre a tutti, fino all’ultimo respiro, la luce e la forza per risollevarsi e aprirsi al suo amore, con una preferenza per coloro che vivono più lontani e sono più invischiati nel peccato.
Il Giubileo finisce, il Giubileo continua, se non smettiamo di coltivare tutte le opere di misericordia. Per la nostra diocesi possa rimanere segno di questo Giubileo l’opera avviata dalla Caritas presso la chiesa di Santa Croce, che speriamo di completare presto grazie alla generosità di quanti saranno strumento della Provvidenza.

Arrigo Miglio – Vescovo

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