I catechisti sono un dono per i nostri paesi

Nel salone di Senorbì l’incontro interforaniale

I catechisti sono un dono per i nostri paesi.

Continuano gli incontri promossi dall’Ufficio catechistico diocesano che favoriscono il confronto tra l’Arcivescovo e le realtà parrocchiali impegnate nell’annuncio evangelico e quindi nella catechesi. 

Nell’Oratorio parrocchiale di Senorbì, l’arcivescovo monsignor Giuseppe Baturi ha incontrato i catechisti e catechiste delle parrocchie delle foranie di Mandas e di Senorbì accompagnati dai loro parroci.

L’incontro è stato caratterizzato da uno scambio sereno all’insegna della sincerità e della speranza, per un cammino di sinergie pastorali volto a coinvolgere famiglie, ragazzi e bambini nella preparazione ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana e, più in generale, alla formazione permanente dei cristiani nelle nostre comunità. 

Nella prima parte dell’incontro l’Arcivescovo ha ascoltato con attenzione e pazienza i portavoce delle varie comunità. 

Sono emersi infatti tutti quei punti di forza relativi alla catechesi nelle parrocchie, ma sono mancate ovviamente anche le situazioni di criticità che si rilevano nelle nostre comunità intorno alla proposta di evangelizzazione rivolta a bambini e pre-adolescenti. 

Sono ancora numerosi i catechisti impegnati nelle nostre comunità, ma si avverte spesso stanchezza, difficoltà nel dialogo e nel coinvolgimento delle famiglie che fanno fatica a ricollocare la formazione cristiana dei propri figli tra le loro priorità. 

Monsignor Baturi ha invitato i suoi collaboratori nella catechesi a cogliere i frutti di questi incontri: incontrare gli altri, sentirsi parte di un corpo, uscendo dall’isolamento e dall’autosufficienza.

Sono questi alcuni degli aspetti emersi nella discussione che ha anche analizzato l’importanza della ricchezza costituita dalla diversità di approcci nella catechesi. 

Raccogliendo i contributi offerti dai catechisti l’Arcivescovo ha esortato a cogliere i cambiamenti radicali di questo tempo, in modo particolare il passaggio dall’omogeneità del contesto cristiano e dall’unico orizzonte di senso dell’esistenza alla pluralità dei contesti formativi, nei quali vivono bambini e ragazzi che creano una situazione eterogenea, dove è necessario inserirsi con intelligenza per un annuncio deciso e pieno di speranza.

Iniziando a non considerare «pre-supposto» ciò che oggi non lo è più, la catechesi si deve trasformare in una missione e i motivi di rammarico devono essere accolti come le nuove sfide per l’annuncio cristiano.

Il parallelismo tra la situazione attuale e quella dei primi secoli della catechesi deve condurci, ha affermato l’Arcivescovo, e deve spingerci a diventare porte attraverso le quali si entra in amicizia con la Chiesa. 

Il catechista è quindi parte di un corpo ecclesiale e prezioso punto di accesso alla realtà ecclesiale per tante persone che sono in cammino nelle nostre comunità. 

I catechisti sono un dono per i nostri paesi.

Don Nicola Ruggeri – Parroco di Senorbì

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