Il buon pastore dà la propria vita per le pecore

IV Domenica di Pasqua (Anno B)

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore.

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 

E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare.

Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 

Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 

Nessuno me la toglie: io la do da me stesso.

Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo.

Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio.

(Gv10,11-18)

Il commento al Vangelo di questa domenica è affidato a Emily Madronic, cagliaritana della Comunità Missionaria di Villaregia, che opera a Lima in Perù.

Grazie a don Giuseppe Spiga per il servizio reso nello scorso numero.

Commento a cura di Emily Madronic

Il Vangelo di oggi mette a confronto due figure: il buon pastore e il mercenario…

Il Buon Pastore: da la vita per le pecore, le conosce e le pecore lo riconoscono.

Il mercenario: non è pastore, non è il padrone delle pecore, le abbandona nel pericolo e fugge, non gli importa delle pecore.

L’oggetto della cura di queste due figure sono le pecore, cioè le Persone.

Le Persone che hanno bisogno di relazione, di vita, di essere importanti per qualcuno ed essere amate.

Il Buon Pastore ha una relazione personale con ogni pecora.

Da alle pecore un amore incondizionato, le serve e si consegna ad esse, perché il Padre gliele ha affidate.

Il mercenario mette al centro, non le pecore, ma se stesso, il denaro del suo stipendio.

Non gli importa in realtà delle pecore e tanto meno si gioca la vita per esse.

Ma chi è il Buon Pastore? È Gesù, non sono io, né tu.

A volte rischiamo di prendergli il posto e sostituirci a Lui.

Oggi Gesù ce lo ripete più volte: Io sono il Buon pastore!

Noi siamo al servizio di questa relazione tra Lui e le pecore.

Solo Lui ha il potere di dare vita alla gente, di far risorgere le persone.

Gesù oggi rivela che ha «Altre» pecore.

Ha le sue, nel suo recinto, cioè quelle che vanno in chiesa, mi immagino quelle battezzate e praticanti, e poi ne ha Altre, che a quanto pare non stanno dentro, ma fuori.

Ne ha Dentro la Chiesa, e ne ha Fuori dalla Chiesa. 

Ci sono pecore di Dentro e pecore di Fuori.

Mi fa piacere sentire dalla bocca di Gesù che anche quelle di fuori sono Sue.

Il Padre glielo ha comandato così, gli ha affidato anche le pecore di fuori.

Il Padre infatti vuole dare Vita e salvezza a Tutti gli uomini della terra, senza distinzioni. 

E tu che leggi… sei una pecora «di dentro»” o una pecora «di fuori»?

Dovunque tu stia, ti sorprenderai come il Signore, in qualche momento della vita, ti conoscerà o verrà a cercarti.

Per Lui non ci sono confini, né luoghi Inaccessibili.

Gesù ci apre gli orizzonti della missione: non basta solo l’orizzonte ecclesiale, la cura pastorale, i suoi discepoli devono avere l’orizzonte del Regno di Dio.

Tutti gli uomini della terra sono destinatari della Buona Notizia dell’Amore di Dio.

Quando Gesù parla delle pecore di Fuori, usa i verbi al futuro: «ascolteranno» la mia voce, «diventeranno» un solo gregge…

Vuol dirci che la missione è ancora da realizzare e non abbiamo tempo da perdere.

La missione ci aspetta, ogni uomo aspetta di conoscere il buon pastore, di sentire che ha un Dio che gli sta vicino, che non lo abbandona, che lo ama.

Lui va davanti a noi e ci invia a cercare le sue pecore, ad andare incontro agli uomini e donne delle nostre città… perché Lui possa incontrarle attraverso di noi, servi dell’incontro Suo con l’umanità. 

E questo incontro ha uno scopo, un obiettivo nel piano di Dio: «Diventeranno un solo gregge e un solo pastore»: è il sogno della fraternità universale.

Mondo e Chiesa insieme, società civile e mondo ecclesiale, in dialogo, perché ogni uomo abbia la Vita in abbondanza, la pienezza della dignità di figlio di Dio.

Mettiti anche tu al servizio di questo Pastore buono, esci dal recinto insieme a Lui e lasciati coinvolgere in questa missione.

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