Il Cammino sinodale nel carcere di Uta

Lunedì 3 luglio alle 15 è in programma un concerto dei detenuti

«Camminare insieme… verso la libertà». È il tema dell’appuntamento in programma lunedì 3 luglio nella Casa circondariale di Uta (CA), nel quale il gruppo sinodale, che opera all’interno del penitenziario, presenterà, attraverso canti, musiche e testimonianze, il cammino vissuto in questi due anni di Sinodo, in un contesto particolare come il carcere. 

«Il cammino sinodale – racconta il cappellano don Gabriele Iiriti – è iniziato a fine 2021 ed è stato un percorso in crescendo, con diverse persone ospiti che hanno man mano aderito alla proposta offerta loro, portando avanti questo impegno con grande entusiasmo».

«Oramai l’appuntamento del mercoledì è diventato fisso – prosegue il cappellano – e non c’è settimana nella quale non ci si ritrovi per “camminare insieme”. Con il secondo anno del cammino 2022/2023, quello dedicato ai cantieri, abbiamo pensato di realizzare qualcosa che potesse essere rivolto non esclusivamente a noi ma capace di diventare annuncio di speranza per gli altri».

Da qui la proposta di realizzare un concerto, fatto di canti preparati dagli ospiti del Casa circondariale, da dedicare a coloro che soffrono e sono ai margini della società.

«La proposta iniziale – ha specificato don Gabriele – era di realizzare il concerto all’esterno della Casa circondariale ma poi non è stato più possibile, nonostante le richieste autorizzati presentate». 

«L’evento in carcere – afferma monsignor Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario della CEI – testimonia la bontà dell’intuizione di papa Francesco, che con l’avvio del Cammino sinodale ha voluto offrire a ciascuno la bellezza di sentirsi protagonisti di se stessi, della propria vita, della missione della Chiesa e rinascita della società». «Una possibilità offerta a tutti – sottolinea Baturi – anche a coloro che vivono nel carcere, i quali, grazie al cappellano e al gruppo sinodale, hanno ripreso in mano la loro vita, generando dei gesti capaci di parlare a tutti gli uomini».

L’iniziativa è il frutto di tre elementi che caratterizzano il cammino sinodale il carcere.

«Il primo è la comunione – specifica don Gabriele – che nasce dal dialogo. Nelle prime riunioni è stato complicato ascoltarsi a vicenda: la prevalenza era quella di parlare senza lasciare spazio all’altro diceva ma con il tempo è maturata la coscienza dell’ascolto per poter avere un dialogo autentico. Di questo porteremo delle testimonianze lunedì prossimo, raccontando come dalla confusione e dal caos siamo giunti alla comunione».

Il secondo elemento è quello relativo alla partecipazione come strumento per camminare insieme.

«Molto spesso – dice il cappellano – i detenuti ci raccontano che grazie al Cammino sinodale non pensano più solo a se stessi ma hanno il desiderio di muoversi insieme agli altri, scoprendo che l’altro ha qualcosa di dirmi».

Il terzo elemento è quello legato alla missione.

«Alcuni detenuti – conclude don Gabriele – hanno costituito, in maniera semplice e autonoma, un’equipe di accoglienza per le persone che entrano in carcere dopo il loro arresto, perché, spesso, sono spaesati e in difficoltà. Chi ha più esperienza viene loro incontro nella fase iniziale della detenzione, non pensando solo a loro stessi ma andando incontro all’altro».

Roberto Comparetti

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