Il chicco di grano se muore produce molto frutto

V Domenica di Quaresima

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci.

Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».

Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro:

«È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.

Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.

Se uno serve me, il Padre lo onorerà.

Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò?

Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».

Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato».

Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me».

Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

(Gv 12,20-33)

Commento a cura di Giovanni Ligas

In questo brano del Vangelo di Giovanni, che si proclama nella quinta Domenica di Quaresima, troviamo due indicazioni per la vita spirituale:

1. Contemplare l’Ora di Gesù;

2. Mostrare Gesù agli altri.

1. Rispondendo alla richiesta di Andrea e Filippo, Gesù fa intravedere il suo stato d’animo prima della passione.

La vita terrena di Gesù è orientata verso quest’ora. È la grande ora nella storia del mondo, l’ora della redenzione.

E qui appare l’angoscia e il dramma interiore di Gesù. 

La sua anima è oppressa per il sacrificio che lo attende, però egli rimane fedele alla volontà del Padre.

Dice infatti: «Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora!». 

La morte è descritta come il chicco di grano che caduto in terra deve essere macerato per portare frutto. 

Questa è la logica della croce di Cristo.

È necessario che il Figlio dell’uomo sia innalzato e giunga alla gloria perché tutti possano ricevere i frutti della redenzione.

Contemplare l’ora di Cristo significa accettare la legge della croce: «Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna». 

2. Nel Vangelo si parla di alcuni Greci che manifestano il desiderio di vedere Gesù.

Essi non appartengono al popolo di Israele e per riuscire nel loro intento chiedono la mediazione a Filippo, anch’egli proveniente dal mondo greco.

Egli a sua volta si rivolge ad Andrea e insieme presentano la richiesta a Gesù. 

Nel Vangelo di Giovanni il verbo «vedere» equivale a «credere». Per questo motivo è importante il ruolo svolto da Filippo e Andrea nel mostrare Gesù e farlo conoscere. 

Questo è un compito attuale, che riguarda tutti i battezzati. 

Capita a volte che le giovani generazioni abbiano il desiderio di avvicinarsi a Dio ma non trovano dei validi mediatori, ossia dei cristiani capaci di trasmettere i contenuti della fede in maniera efficace e convincente.

I credenti hanno il compito di mostrare Gesù e il linguaggio più efficace in questa opera non è dato tanto dalle parole quanto dallo stile di vita e dalla testimonianza di una fede operosa. 

In Sardegna si è avuta una testimonianza speciale di fede nella vita del Beato Fra Nicola da Gesturi.

Vissuto tra il 1882 e il 1958, nel 1913 vestì l’abito cappuccino.

Nel 1924 venne destinato al Convento di Cagliari con l’incarico di «questuante» nel centro storico della città e in alcuni paesi vicini.

Con il suo modo di presentarsi, in umiltà e semplicità, presto conquistò la stima e l’affetto della gente.

Riusciva a mostrare Dio con i gesti, con lo sguardo, con le poche parole e spesso con il silenzio.

Era chiamato «Frate silenzio». 

Dichiarato Beato da San Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1999, è un esempio di come, con il proprio comportamento, si possa mostrare Dio alle persone che desiderano vederlo.

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Il Portico