Il Papa ai media cattolici: proteggere i più fragili

Francesco ha ricevuto le delegazioni di Fisc, Uspi, Aiart e Corallo, accompagnate da monsignor Baturi

«È urgente educare al rispetto e alla cura e formare uomini capaci di relazioni sane».

Lo ha detto papa Francesco ricevendo le delegazioni della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), dell’Unione Stampa periodica italiana (Uspi), dell’Associazione Corallo e dell’Associazione Aiart – Cittadini mediali, accompagnate dal Segretario della Cei, l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi. 

Il riferimento del Santo Padre era certamente rivolto all’orribile vicenda della giovane Giulia Cecchettin.

«Vi occupate di stampa, televisione, radio e nuove tecnologie – ha detto Francesco – con un impegno a educare ai media i lettori e gli utenti. Il vostro radicamento capillare testimonia il desiderio di raggiungere le persone con attenzione e vicinanza, con umanità. Anzi, direi che ben rappresentate quella geografia umana che anima il territorio italiano».

«D’altronde – ha ribadito il Papa – la comunicazione è questo: mettere in comune, tessere trame di comunione, creare ponti senza alzare muri», esortando i presenti a «rinnovare sempre l’impegno per la promozione della dignità delle persone, per la giustizia e la verità, per la legalità e la corresponsabilità educativa».

Francesco ha poi chiesto ai giornalisti e responsabili di Tv, Radio, carta stampata e siti web di non perdere di vista, nel contesto delle grandi autostrade comunicative di oggi, sempre più veloci e intasate, tre sentieri, che è bene non perdere di vista e che vanno sempre percorsi: formazione, tutela e testimonianza.

Quello della formazione «non è un semplice compito – ha ricordato il Pontefice – ma una questione vitale, è in gioco il futuro della società».

La formazione.

Per il Papa, «la formazione è la strada per connettere le generazioni, per favorire il dialogo tra giovani e anziani, quell’alleanza intergenerazionale che, oggi più che mai, è fondamentale». 

Francesco ha anche proposto come educare le giovani generazioni, immerse in un contesto sempre più digitale.

Per il Santo Padre «la prudenza e la semplicità sono due ingredienti educativi basilari per orientarsi nella complessità di oggi, specialmente del web, dov’è necessario non essere ingenui e, allo stesso tempo, non cedere alla tentazione di seminare rabbia e odio».

La prudenza, vissuta con semplicità d’animo, è quella virtù che aiuta a vedere lontano, che porta ad agire con lungimiranza e, secondo il Papa, «non ci sono corsi per avere prudenza, non si studia per avere prudenza. La prudenza si esercita, si vive, è un atteggiamento che nasce insieme dal cuore e dalla mente, e poi si sviluppa. La prudenza, vissuta con semplicità d’animo, sempre ci aiuta ad avere lungimiranza».

In evidenza poi il ruolo dei settimanali cattolici, che, per Francesco, «non danno solo la notizia del momento, che si brucia facilmente, ma veicolano una visione umana e una visione cristiana volta a formare le menti e i cuori, perché non si lascino deformare dalle parole urlate o da cronache che, passando con curiosità morbosa dal nero al rosa, trascurano la limpidità del bianco».

La delegazione regionale Fisc-Corallo con monsignor Baturi

L’incoraggiamento.

Il Papa ha poi incoraggiato tutti a «promuovere una ecologia della comunicazione nei territori, nelle scuole, nelle famiglie, tra di voi», con un invito: «Voi avete la vocazione di ricordare, con uno stile semplice e comprensibile, che, al di là delle notizie e degli scoop, ci sono sempre dei sentimenti, delle storie, delle persone in carne e ossa da rispettare come se fossero i propri parenti».

Per Francesco è fondamentale promuovere strumenti che proteggano tutti, soprattutto le fasce più deboli, i minori, gli anziani e le persone con disabilità, e li proteggano dall’invadenza del digitale e dalle seduzioni di una comunicazione provocatoria e polemica.

«Nella comunicazione digitale – ha evidenziato – si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima».

«Il rispetto verso l’altro – ha specificato – si sgretola e in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo».

La strada

Il Papa ha poi indicato una strada specifica per i media cattolici.

«Le vostre realtà, impegnate in questo settore – ha detto – possono far crescere una cittadinanza mediale tutelata, possono sostenere presidi di libertà informativa e promuovere la coscienza civica, perché siano riconosciuti diritti e doveri anche in questo campo».

Per Francesco è «una questione di democrazia comunicativa. E questo, per favore, fatelo senza paura, come Davide contro Golia».

«Non giocate solo in difesa – ha incoraggiato – ma, rimanendo piccoli dentro, pensate in grande, perché a un compito grande siete chiamati: tutelare, attraverso le parole e le immagini, la dignità delle persone, specialmente la dignità dei piccoli e dei poveri, i preferiti di Dio».

«La fedeltà al Vangelo – ha ricordato il Pontefice – postula la capacità di rischiare nel bene e di andare controcorrente: di parlare di fraternità in un mondo individualista, di pace in un mondo in guerra, di attenzione ai poveri in un mondo insofferente e indifferente».

«Questo si può fare credibilmente – ha sottolineato il Papa – solo se prima si testimonia ciò di cui si parla», indicando il beato Carlo Acutis, che «sapeva molto bene che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo e dalle novità che possiamo comprare, ossessionati dal tempo libero, chiusi nella negatività. Lui però ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza».

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