OROSEI – È iniziato questo pomeriggio il convegno regionale dei sacerdoti della Sardegna. Quasi duecento preti provenienti dalle dieci diocesi sarde, fino a venerdì, discuteranno sul tema «Una vocazione, una formazione, una missione». Un appuntamento che si ripete a distanza di ben 22 anni da un’analoga iniziativa. Ancora una volta la Chiesa sarda propone un’esperienza di incontro per calibrare la pastorale e la vita dei preti nel nuovo contesto sociale e culturale e nei cambiamenti radicali che hanno interessato la vita fedeli. Una rivoluzione sociale che interroga fortemente i circa mille preti operanti nelle 622 parrocchie dell’isola.
Nelle intenzioni della Commissione presbiterale regionale, presieduta dal vescovo di Alghero-Bosa, monsignor Mauro Maria Morfino, il convegno deve costituire un nodo storico per un nuovo cammino condiviso e per ripensare la vita dei sacerdoti in questo nuovo clima socio-culturale.
«Questo appuntamento – ha detto il presule algherese nell’introdurre i lavori – deve costituire anche un’opportunità per rinsaldare la trama di relazioni tra le diocesi sarde, in parte già attivata dalla proposta formativa del seminario regionale, affinché i responsabili delle comunità ecclesiali, tutte unite da una storia e da una peculiare missione, si sentano partecipi di un mandato comune».
I lavori del convegno sono stati aperti da un momento di preghiera e riflessione e dal saluto del presidente della Conferenza Episcopale Sarda, Arrigo Miglio.
Domani la relazione di monsignor Gualtiero Sigismondi «La formazione permanente del presbitero: aspetti teologici, spirituali ed esistenziali». Nel pomeriggio gli interventi del vescovo Morfino sul tema «Per una regola di vita del presbitero» e di don Mario Simula, vicario generale di Sassari, su «La vita del presbitero, tra missione pastorale e incombenze amministrative».
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Durante la celebrazione della liturgia della parola, che ha aperto il convegno, monsignor Miglio ha raccomandato ai sacerdoti la necessità di mettere al centro della riflessione di questi giorni il tema della riconciliazione, condizione e premessa di ogni impegno sacerdotale.
Ecco un passaggio della sua riflessione.
«Abbiamo bisogno di riconciliazione con noi stessi e con il tempo. Dobbiamo riconciliarsi con la storia di questa nostra società. Dobbiamo riconciliarci con il mondo per riuscire a guardarlo con empatia. Siamo portati ad avere un approccio negativo nei confronti delle cose e delle situazioni, della storia del nostro tempo. Ma la strada per fare entrare il Vangelo in questo mondo è – come ci insegna papa Francesco – quella dell’amore, della misericordia e della simpatia con questa realtà.
Riconciliazione anche all’interno dei nostri presbiteri. È inutile che ci nascondiamo. Abbiamo tutti bisogno di vivere un cammino di riconciliazione in una duplice direzione: verso noi e verso gli altri.
Una riconciliazione che ci conduca alla ricerca di ciò che è essenziale. E l’essenziale per noi non è una cosa ma una persona: Gesù Cristo».
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