Irc è un’occasione di crescita

Entro febbraio sarà possibile scegliere se avvalersi dell’ora di religione

(Foto Agensir)

«Oggi sembra diffondersi quello che alcuni chiamano “pensiero breve”: un pensiero fatto di pochi caratteri, che si brucia subito; un pensiero che non guarda in alto e avanti […]; un pensiero che non guarda alla storia […]; che, fatto di emozioni e compresso in poche parole, sembra sostituire il pensiero già “debole” del post-modernismo. […] Questo pensiero “breve” porta […] a semplificare e a truccare la realtà, nella ricerca dei propri interessi immediati anziché del bene degli altri e del futuro di tutti. […] Essere giovani non è pensare di tenere il mondo in mano, ma sporcarsi le mani per il mondo; è avere davanti una vita da spendere, non da conservare o da archiviare» (discorso ai giovani partecipanti all’incontro della “Toniolo Young Professional Association”, 12 gennaio 2024). 

L’invito di papa Francesco a non accontentarsi del «pensiero breve» consente di cogliere l’opportunità educativa che l’Insegnamento della Religione Cattolica (Irc) porta all’interno della scuola. 

Attraverso la realtà dell’Irc, infatti, si può toccare con mano la possibilità di un «pensiero forte», che si lascia provocare dalla realtà, facendosi carico delle domande più decisive dell’esistenza, senza rinunciare alle sfide provenienti dalla ricerca di verità, bellezza, bene che anima i più giovani. 

Come ha ricordato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in occasione della recente firma dell’Intesa con la Conferenza Episcopale Italiana per il concorso dei docenti di Irc, l’ora di religione offre a tutti gli studenti, di ogni orientamento culturale e religioso, un’opportunità «di confronto e di dialogo sui principi etici e morali che da sempre accompagnano le civiltà nel loro cammino. È anche l’occasione per andare alle radici della nostra civiltà imparando a conoscere il messaggio cristiano».

Dal 18 gennaio al 10 febbraio per le famiglie e i ragazzi c’è la fase delle iscrizioni al prossimo anno scolastico. Insieme alla scelta dell’istituto da frequentare c’è anche da prendere la decisione di avvalersi dell’Irc.

A livello nazionale circa l’84 per cento degli alunni sceglie di seguire l’Irc, nella diocesi di Cagliari la percentuale supera il 90 per cento.

Nonostante le criticità dell’attività scolastica, ciò evidenzia una fiducia che rimane nel tempo. 

La partecipazione all’ora di religione va letta in un orizzonte di «laicità aperta e positiva».

Si tratta, infatti, di una proposta rivolta a tutti gli alunni che, senza alcuna interferenza con le scelte di fede personali, permette di confrontarsi con il messaggio cristiano, e, specie per chi proviene dall’estero, anche non cattolico, crea occasioni di vera integrazione. 

L’Irc non va confuso con una «catechesi scolastica», è invece una materia curricolare, con una propria valenza culturale e didattica, proposta nel quadro delle finalità della scuola.

Per i ragazzi che vivono l’esperienza ecclesiale l’Irc non è una sorta di «ripetizione di cose già viste», ma, come ha richiamato il cardinale Zuppi durante l’incontro per la firma della nuova Intesa, «un’occasione unica di dialogo, approfondimento culturale e confronto interdisciplinare».

Le parole del Presidente della Cei trovano conferma nell’azione educativa fedele, discreta e appassionata di tanti docenti di Irc.

È un’espressione della carità pedagogica che contribuisce a far crescere la scuola di tutti. È un dono da scegliere ancora con fiducia.

Don Roberto Piredda – Direttore Ufficio Diocesano I. R. C.

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