È uno dei riti liturgici più suggestivi e coinvolgenti ma si celebra raramente: è la dedicazione di una chiesa, cioè il rito che inaugura un nuovo edificio di culto e per questo si celebra una volta sola per ciascuna chiesa.
Sabato è stata dedicata la chiesa parrocchiale di Nostra Signora delle Grazie a Sestu, in realtà un edificio non nuovo ma completamente ristrutturato con la realizzazione dei poli liturgici stabili quali altare, ambone, battistero, penitenzieria e tabernacolo.
La dedicazione è più che una semplice inaugurazione, come invece accade per qualsiasi altro edificio. La chiesa infatti non è semplicemente un luogo per la preghiera, ma è l’immagine della Chiesa che è corpo di Cristo, della comunità che lì si riunisce per pregare, della Chiesa terrena e di quella che è in cielo. Per questo il cuore dell’edificio di culto cristiano è sempre l’altare, immagine di Cristo, luogo in cui si rinnova il sacrificio della croce e mensa del banchetto del corpo e sangue del Signore.
Il rito della dedicazione comincia con una processione verso l’edificio da dedicare, che sulla porta d’ingresso è consegnato al vescovo dai rappresentanti della comunità, dai progettisti e dalle maestranze. Una volta entrati, il vescovo asperge il popolo e le pareti del nuovo edificio in memoria del Battesimo. La liturgia della parola si svolge come al solito durante la messa. Il centro di questi riti è l’ambone, luogo specifico della proclamazione parola di Dio, che il vescovo inaugura quando prima delle letture mostra il lezionario e annuncia solennemente: «Risuoni sempre in questo luogo la parola di Dio».
Segue un insieme di riti propri della dedicazione. Dopo il canto delle litanie dei santi sono deposte sotto l’altare le reliquie di martiri o di altri santi, poiché dal sacrificio di Cristo sgorga ogni martirio e santità. Quindi il vescovo canta la solenne preghiera di dedicazione, che esalta il mistero della Chiesa con le immagini della sposa vergine e madre, della vigna, del tempio e della città.
Seguono altri tre riti: l’unzione dell’altare e delle pareti, a ricordare che, come Cristo, anche i cristiani sono un popolo consacrato a Dio, l’incensazione dell’altare, del popolo e delle pareti, perché la chiesa è luogo della preghiera che sale al Padre come l’incenso profumato, e perché l’assemblea liturgica è il tempio santo di Dio e quindi è avvolta dalla nuvola d’incenso in segno di onore, l’illuminazione a festa dell’altare e della chiesa, perché Cristo è la luce che risplende sul suo popolo e sul mondo intero.
L’ultima parte della dedicazione è costituita dalla liturgia eucaristica. È questo il culmine dell’intera celebrazione, perché è l’Eucaristia che propriamente dedica la nuova chiesa, così come è l’Eucaristia che di domenica in domenica edifica e fa crescere il popolo cristiano. Infine dopo la comunione è inaugurata la cappella del Santissimo Sacramento con la reposizione dell’Eucaristia nel tabernacolo.
Sono tanti e suggestivi i riti che si compiono sull’edificio, ma al centro della dedicazione sta la Chiesa in quanto popolo di Dio e il Cristo suo Signore. Dedicando la chiesa di mattoni si ha una viva manifestazione della Chiesa di pietre vive e di Cristo pietra angolare, nel quale «tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore» (Ef 2,21).
Fabio Trudu
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