Sabato 19 e domenica 20 novembre si è svolto presso l’aula magna del Seminario diocesano di Cagliari, il quartoconvegno diocesano delle équipe di preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla vita della famiglia, organizzato dall’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare, rivolto a tutti coloro che si occupano di pastorale familiare o che intendono svolgere tale servizio nelle loro parrocchie o comunità.
Il convegno, dal titolo «La famiglia comunità della tenerezza» ha visto come speciale invitato per questo evento il sacerdote Carlo Rocchetta, studioso della teologia del matrimonio e della famiglia, autore di numerosi saggi di teologia, in particolare sulla spiritualità della tenerezza. Il teologo, di origini toscane, si dedica ora quasi totalmente alle famiglie, comprese quelle più fragili, grazie anche alle attività promosse dal centro familiare «Casa della Tenerezza» di Perugia, di cui è fondatore e direttore. Come ha spiegato don Rocchetta, questo centro, inserito nell’attività pastorale diocesana, come comunità costituita da una decina di famiglie, da anni si occupa della formazione e accompagnamento di fidanzati, coniugi in difficoltà, separati, divorziati, ragazzi problematici, senza perdere di vista la formazione dei seminaristi, dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose.
Durante i lavori del convegno anche i bambini e i ragazzi hanno potuto vivere la famiglia come una comunità di tenerezza, attraverso un percorso ad hoc sulla tematica, grazie agli animatori di «Animatema di Famiglia».
La prima parte dell’incontro sulla famiglia come comunità di tenerezza è stata sviluppata alla luce di una corretta antropologia, grazie a una teologia che diventa spiritualità e pedagogia della tenerezza nella quotidianità familiare. Per don Carlo intraprendere un viaggio nella tenerezza nuziale significa anzitutto distinguere tra «tenerezza» e «tenerume». La tenerezza è fortezza d’animo, non deve essere fraintesa con la virtù della debolezza o delle smancerie, ma compresa come la capacità della coerenza e della stabilità, che si declina nel prendersi cura di tutti col sorriso e con atteggiamenti costruttivi di accoglienza. La famiglia, chiamata a esprimere nel matrimonio la stessa tenerezza di Dio, diventa così sacramento della tenerezza del Padre. Il maschile e il femminile sono il riflesso più luminoso dell’eterna tenerezza che dimora nel Dio-Trinità. La patologia della vita di coppia comincia quando nelle relazioni familiari si perde la dimensione della tenerezza.
Nella seconda sessione dei lavori don Carlo ha presentato la dimensione della tenerezza come un cammino di crescita dinamico-graduale, da rinnovare di stagione in stagione. Un percorso che trascende la coppia inserendola nella dimensione trinitaria, tra il già e il non ancora, dentro a una chiamata alla santità coniugale. In tal senso gli sposi devono invocare ogni giorno lo Spirito Santo come «soffio amante e forza sanante» del Padre e del Figlio, che ci rinnova per diventare capaci di tenerezza l’uno con l’altra, con i figli, fino ai più piccoli della terra. Secondo il teologo «dove trionfa la tenerezza di Dio, avviene sempre un miracolo». E in questi anni di miracoli ne ha visto tanti nella Casa della tenerezza: molte coppie si sono ri-innamorate e ri-scoperte alla luce del Vangelo della tenerezza.
Per il teologo «la tenerezza sgorga dal grembo (in ebraico rehem) intratrinitario di Dio, fondamento sorgivo dell’intera storia della salvezza, dalla creazione alla redenzione e all’escatologia».
La tenerezza è stata approfondita nella «Amoris Laetitia», esortazione Apostolica post-sinodale sull’amore nella famiglia, partendo dall’esperienza della tenerezza familiare: «Nell’orizzonte dell’amore, essenziale nell’esperienza cristiana del matrimonio e della famiglia, risalta anche un’altra virtù, piuttosto ignorata in questi tempi di relazioni frenetiche e superficiali: la tenerezza. […] l’unione tra il fedele e il suo Signore si esprime con tratti dell’amore paterno e materno […]» (AL 28).
La rivoluzione della tenerezza è stata accolta e incarnata da Papa Francesco, che già all’indomani della sua elezione, ha messo al centro del suo stile pastorale la tenerezza come prossimità e accoglienza. Don Rocchetta ha concluso i lavori del convegno riprendendo il messaggio inaugurale del Papa (in cui per ben sette volte ha pronunciato la parola «tenerezza») per incoraggiare tutti gli operatori pastorali a gustare, predicare e testimoniare la tenerezza amante di Dio: «Non abbiate paura della tenerezza».
L. Mura e S. Fadda
© Copyright Il Portico