All’analisi segue la proposta. Il XII «Rapporto osservatorio sull’economia sociale e civile in Sardegna», presentato lunedì scorso a Cagliari dallo Iares, l’istituto delle Acli per la ricerca e lo sviluppo, si muove su queste due direttrici. Dai dati emerge che un sardo su cinque ha difficoltà ad acquistare beni di prima necessità, mentre uno su tre si è dichiarato incapace di fronteggiare una spesa imprevista, anche se di lieve entità.
Secondo i dati diffusi dal rapporto, il reddito medio delle famiglie sarde è pari a 27.131 euro l’anno, inferiore alla media nazionale che arriva a 29.956. La spesa familiare media ammonta a 1.811,12 euro al mese contro i 2.359,05 al mese della media italiana.
Il 45 per cento dei contribuenti isolani non raggiunge inoltre i 10.000 euro di reddito netto annuo e anzi dichiara un reddito di poco superiore ai 5.000 l’anno.
Ancora quasi il 14 per cento dei sardi pensa che nell’ultimo anno la propria condizione economica sia peggiorata, anche se, nella connessione tra reddito e stili di consumo, si nota una relazione con le nuove malattie sociali, come la ludopatia, che in Sardegna ha cifre spaventose. Lo studio delle Acli ha certificato che il 65 per cento dei giocatori d’azzardo si trova nella classe di reddito compresa entro i 30.000 euro: non solo disoccupati quindi ma anche dipendenti pubblici e privati, professionisti e piccoli imprenditori sono vittime di questo fenomeno di impoverimento.
Dai dati emerge il quadro di una regione nella quale la gran parte dei nuclei familiari affronta rinunce e difficoltà economiche che producono una sensazione di disagio e instabilità tale da ridurre il benessere percepito e, di conseguenza, il tenore di vita, sebbene il 96,5 per cento dei cittadini possieda almeno un telefono cellulare, il 74,6 un computer e il 72,6 una connessione internet domestica.
Il rapporto propone modifiche nei parametri di analisi dei dati sulla povertà, quest’ultima non più classificabile attraverso un’unica variabile di tipo monetario, né come il risultato esclusivo delle percezioni soggettive. Ne deriva la necessità di un approccio diverso, con un indice multivaloriale di svantaggio economico, basato su elementi quali il reddito, il consumo, il risparmio, il capitale di beni durevoli e la percezione soggettiva. La Sardegna poi, rispetto ad altre regioni del Sud, manifesta caratteristiche che la rendono non completamente classificabile tra le zone del nostro Paese a svantaggio economico, perché presenta alcuni aspetti, quali incidenza e intensità della povertà e livelli di spesa, tipici del Mezzogiorno, mentre per altri aspetti, come la dotazione di beni durevoli e il risparmio delle famiglie, la rendono più simile alle regioni del Centro nord.
Accanto alla fotografia della realtà sarda lo Iares ipotizza anche una proposta operativa di intervento sulla povertà nello nostra Isola. Prima tra tutte l’introduzione del reddito di inclusione sociale di cui le Acli, insieme ad altre organizzazioni del Terzo settore, da tempo si sono fatte portavoce.
Questo strumento si sviluppa attraverso azioni di intervento finalizzate alla mobilitazione dei contesti locali, su specifiche progettazioni, che hanno come scopo rendere efficaci i percorsi di accompagnamento dei patti di inclusione sociale.
Si tratta in sostanza di un modello di welfare di comunità, dal quale è possibile far emergere nuovi modi di progettare ed organizzare i servizi.
Roberto Comparetti
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