La pietra scartata è divenuta testata d’angolo

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

La pietra scartata è divenuta testata d’angolo.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:

«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.

Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto.

Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono.

Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.

Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”.

Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”.

Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.

Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».

Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?

Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». 

(Mt 21, 33-43)

Questa domenica commenta il Vangelo Giada Melis, consacrata «Ordo Virginum», missionaria «fidei donum» nell’arcidiocesi di Mbeya in Tanzania.

Grazie a don Giuseppe Spiga per il servizio reso nello scorso numero.

Commento a cura di Giada Melis

La parabola di Gesù che abbiamo letto si trova nella parte finale del Vangelo di Matteo, dopo il terzo annuncio della passione (Mt 20,17-19) e l’ingresso trionfale a Gerusalemme (Mt 21, 1-11).

Quindi è situato in un contesto storico particolare in cui Gesù prepara i suoi discepoli a ciò che sta per avvenire: la sua passione, morte e Resurrezione.

Il simbolo della vigna che Gesù sceglie è sempre molto efficace (si veda anche Gv 15,1-11) e rappresenta le fatiche e le gioie del popolo: la fatica del lavoro e la gioia del raccolto.

Ma ancora più importante in questa parabola è riflettere sulle dinamiche umane che vi sono descritte.

La parabola si compone di tre parti: la prima parte descrive il padrone della vigna, laborioso e pieno di fiducia verso i vignaioli ed i servi (vv. 33-34).

La seconda esprime la relazione complicata tra il padrone della vigna ed i contadini, che maltrattano i suoi servi al punto di ucciderli, e la fiducia ostinata del padrone che manda il suo figlio, il quale viene invece «cacciato fuori dalla vigna» ed ucciso (vv. 35-39).

La terza parte conclusiva esprime il giudizio verso l’atteggiamento iniquo dei contadini e la profezia: «La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo» (vv. 40-43).

In questo mese di ottobre che la Chiesa dedica tradizionalmente alla missione, possiamo aprire il nostro sguardo ad una prospettiva universale.

E facendo così non possiamo non accorgerci della drammatica attualità di questa parabola in tanti luoghi della terra di tutti i cinque continenti.

Quanti popoli sono ancora «cacciati» dalle loro terre d’origine, costretti a rifugiarsi altrove.

Nel febbraio di quest’anno 40 leader delle popolazioni indigene, in occasione dell’incontro con il Santo Padre, all’interno del VI Incontro Mondiale del Forum dei Popoli indigeni, ospitato dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, hanno espresso la loro preoccupazione per lo sfruttamento dei loro territori attraverso le industrie estrattive, causando una crescente diseguaglianza e impedendo l’accesso ai diritti umani di base.

E quanti «Figli dell’uomo» vengono ancora oggi «uccisi» dalle guerre, alimentate da una potente ed asimmetrica industria bellica!

Secondo i dati più recenti nel 2022 nel mondo erano 22 i conflitti di alta intensità (Cfr. Report sui conflitti dimenticati di Caritas Italiana), 23 con quello della «martoriata» Ucraina.

Nel messaggio per la Giornata missionaria mondiale di quest’anno papa Francesco ci invita, come i discepoli di Emmaus, davanti all’iniquità, a non perdere la speranza: «(…) tutti possono contribuire al movimento missionario: con la preghiera e l’azione, con offerte di denaro e di sofferenza, con la propria testimonianza». 

In risposta alle sfide del tempo attuale, dunque che tutti noi possiamo essere sempre più testimoni di una speranza attiva per custodire la nostra «casa comune» a partire dalle sue «radici umane» (LS 14). E che la «pietra angolare» di questo cambiamento sia l’unità del genere umano, nella fraternità dei popoli. 

La pietra scartata è divenuta testata d’angolo.

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