Anche quest’anno è arrivato Natale! Così dicono ormai tutti. Insieme alle famiglie cristiane che celebrano la natività del Nostro Signore nelle proprie comunità parrocchiali, lo dice anche chi avverte un po’ di nostalgia pensando al momento in cui, forse da piccoli, il Natale coinvolgeva ed emozionava. Lo dicono gli studenti, che potranno così beneficiare di un adeguato periodo di tregua da lezioni e interrogazioni, anche se proprio nelle nostre scuole sembra che i simboli della cristianità siano di troppo. Rimaniamo affascinati guardando all’insù non un bel cielo stellato, ma le luminarie dei centri commerciali, aperti ormai tutti i fine settimana e quasi tutto il giorno, in città come nei nostri paesi. Abbiamo da tempo addobbato con palline e fili dorati e argentati il simbolo principale di questa festa. Abbiamo concordato da tempo i menù per queste giornate di festa, a volte secondo la tradizione, a volte secondo la pubblicità o i programmi di cucina in voga in questo momento, nella speranza che poi la bilancia non dica che abbiamo esagerato, e con l’ansia di smaltire in qualche modo, fosse anche direttamente nell’umido, le grandi quantità di avanzi. E i regali? Ah già dimenticavo! Appena superata la festa di Tutti i Santi, ormai da tutti conosciuta come festa di Halloween, si pone l’annoso problema: cosa regalare alla moglie, al marito, ai figli ma soprattutto, questione imbarazzante, se si può, quanto spendere?
Non sarà così per tutti, ma lo è per tanti. In fondo la festa di Natale attira l’attenzione di tutti e, anche se molti non lo riconoscono, il Bambino ci emozione e tocca il cuore.
Ma in mezzo a tutta questa confusione il rischio è quello di perdere la strada giusta, di farci trovare impreparati, e, in tutto questo caos, di buttare il Bambino con l’acqua sporca e tutto il resto. Rischiamo di tenerci i fronzoli e perdere di vista ciò che è veramente importante e da custodire nel cuore.
E cioè che «un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito». Ci è stato dato un figlio, Dio ha fatto il dono più grande a tutti noi, a ognuno di noi, con le sue debolezze e differenze. Ci ama così tanto da donarci suo Figlio, uomo come noi, perché tutti siamo suoi figli, nessuno escluso. Un bambino piccolo che aspetta solo di essere accolto e di lasciarci amare da Lui perché, in questo modo, possiamo riconoscerci come fratelli in Dio nostro Padre.
Ora, questa enorme quantità di amore non può essere tutta per noi. Chi fa esperienza dell’Amore sa che non può tenerlo per sé ma testimoniarlo e donarlo, e che la gioia aumenta se anche noi impariamo a diventare dono per gli altri. A cominciare da chi ci sta accanto: nostra moglie o nostro marito, anche se la quotidianità e le piccole grandi incomprensioni ci fanno dimenticare che occorre dire sì ogni giorno. I nostri figli, che aspettano da noi non solo arrabbiature e rimproveri ma anche presenza, ascolto e affetto e che la nostra testimonianza possa aiutarli a capire qual è la loro strada. I nostri anziani, che probabilmente non riconoscono i nostri affanni quotidiani ma meritano in ogni caso da noi calore e vicinanza. I ragazzi delle nostre comunità, alla scoperta della vita e dell’Amore, sempre legato alla tenerezza e al rispetto di se stessi e dell’altro.
Per le famiglie in difficoltà, quella economica, perché la nostra vicinanza sia conforto reale e concreto, quella di relazione, perché ognuno dei suoi componenti, dal più grande a quello appena concepito, sentirsi accolto e amato e accogliere e amare a sua volta.
È questo il progetto per noi e per le nostre famiglie: solo così, in mezzo a tanta confusione, possiamo ritrovare la Luce che illumina il Natale.
Claudio Congiu
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