Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
( Lc 1,26-38)
Commento a cura di Andrea Busia
È ormai il 24 dicembre ed entriamo a Nazareth per unirci allo stupore di Maria alla visita dell’angelo Gabriele. Chissà cosa ha pensato Maria vedendo entrare una persona che la salutava in una maniera tanto nobile e che le affermava la vicinanza di Dio, la sua presenza. Normalmente i saluti sono degli auspici: «buona giornata», «buona sera», «arrivederci». Il saluto ebraico classico era ed è «shalom», cioè «pace, pienezza». Il saluto dell’angelo invece è composto dall’invito alla gioia, da un titolo d’onore («piena di grazia») e dalla motivazione di quella gioia: «Il Signore è con te». Maria è stupita e turbata come lo sarebbe probabilmente chiunque di noi trovandosi a vivere in prima persona una scena imprevista e inusuale. Dio stupisce sempre: quando si rende presente nella nostra vita non può essere uno tra tanti, uno tra tante persone indifferenziate, uno tra tanti avvenimenti. Dio stupisce perché, quando gli permettiamo di incontrare la nostra strada, stravolge la nostra vita. Ed ecco che la risposta dell’angelo al turbamento di Maria inizia con un «Non temere», lo stesso saluto che Dio usa per chiamare i suoi più stretti collaboratori: Abramo, Mosè, i profeti e che lo stesso risorto userà apparendo ai discepoli: «Non abbiate paura».
Attendiamo l’incontro con Dio ma allo stesso tempo sappiamo di non esserne degni e per questo lo temiamo. Lui lo sa e per questo prende l’iniziativa in prima persona quando ci cerca e premette che non abbiamo da temere, non in virtù dei nostri meriti, ma in virtù del suo amore. E, a proposito di Maria, ci si potrebbe chiedere che merito potesse vantare per essere scelta come madre di Dio. Dal brano non risulta alcun merito pregresso. Ella viene scelta nella piena libertà di Dio, ma un merito lo acquisirà quando corrisponderà alla volontà di Dio: «avvenga per me (riguardo a me) secondo la tua parola». L’angelo solo dopo l’accettazione libera di Maria potrà allontanarsi da lei, prima deve aspettare la sua risposta. Il merito di Maria non sta nel perché è stata scelta ma nella forza e nel coraggio manifestato nell’affidare totalmente la sua vita al Signore, lasciando che fosse la Sua parola a modellarla. E se Maria poco dopo si recherà da Elisabetta ed esploderà nel canto del Magnificat, con cui esalterà la misericordia che Dio ha avuto nei confronti suoi e del suo popolo, noi – oltre a unirci al suo canto – ringraziamo anche lei perché, grazie al suo «sì», abbiamo potuto ricevere la grazia che ci è stata donata nel suo figlio Gesù Cristo. Preghiamo tutti affinché, per intercessione di Maria e Giuseppe, questo Natale possa essere occasione di incontro con Dio che non disdegna di farsi uomo per salvarci.
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