Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Commento a cura di Rita Lai
Siamo all’ultimo atto della parabola umana di Gesù, che sembrava finita domenica scorsa con l’Ascensione, col ritorno alla destra del Padre. Ma Gesù aveva promesso lo Spirito: diverse volte in Giovanni egli lo promette ai suoi discepoli.
In questa pericope Gesù promette che lo Spirito che Lui ci manderà viene dal Padre. Non è mai solo Gesù che manda lo Spirito, ma quest’ultimo procede insieme dal Padre e dal Figlio. Ed è lo Spirito della verità (to pnéuma tēs alēthéias): il concetto viene ribadito subito dopo e precisato, è lo Spirito che guiderà l’uomo non ad una verità parziale, ma a tutta intera la verità.
Lo Spirito infatti dice e annunzia ciò che avrà udito e sarà persino in grado di anticipare gli eventi futuri; proprio perché ha in sé la potenza della parola che porta, che non è sua ma egli l’ha sentita dal Padre, nella sua interezza.
Nel trasmettere tutta intera la verità, lo Spirito forma dei testimoni, ossia coloro che, udita questa Parola, andranno ad annunziarla ad altri, fino agli estremi confini della terra.
Quindi in questa pericope pentecostale viene posto l’accento su una verità tutta intera, che viene donata all’uomo perché egli divenga testimone.
Il testimone è tale per aver vissuto l’avventura di Gesù fin dall’inizio e insieme anche perché è reso capace di ascoltare lo Spirito. Il discepolo è chiamato ad annunciare quello che ha udito: il suo annuncio è un passaggio di testimone.
Noi siamo testimoni di quella verità che il Cristo stesso ci ha detto parzialmente, perché non siamo capaci di portarne il peso, talvolta. Lo Spirito ha dunque il compito di completare la verità detta da Cristo: prima della risurrezione, quando questi discorsi sono effettivamente pronunziati, i discepoli non avevano la possibilità di comprendere.
Ora il Cristo risorto è oramai asceso al cielo e invia lo Spirito perché completi quell’annuncio di verità che l’uomo ancora non conosce per portarlo a compimento.
Oggetto dello Spirito sarà infatti ciò che è di Cristo, che il Padre gli ha dato: questo, tramite lo Spirito, sarà partecipato agli uomini che sapranno metterlo a frutto. Il patrimonio è sicuramente una Verità non meglio precisata, ma che si qualificata per essere del Padre e del Figlio e che è fatta per essere donata.
Il Paraclito completerà l’opera di Gesù, quello che Gesù stesso non può ancora dire ai discepoli amati. Lo Spirito allora è «la presenza continuata di Gesù nel mondo», un sacramento vivo del Cristo ancora presente in mezzo a noi, frutto di una presenza attiva e viva.
Per rinnovare davvero la terra, ma soprattutto il cuore dell’uomo. Come dice il Prefazio della liturgia odierna: «Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale e su coloro che hai reso figli di adozione in Cristo tuo Figlio hai effuso lo Spirito Santo, che agli albori della Chiesa nascente ha rivelato a tutti i popoli il mistero nascosto nei secoli, e ha riunito i linguaggi della famiglia umana nella professione dell’unica fede».
Ecco «il mistero nascosto nei secoli» da annunciare alla Chiesa nascente, e da trasmettere poi ad ogni generazione, sempre con la stessa freschezza. Cosa che lo Spirito sa fare molto bene.
Queste cose Gesù le dice ai suoi e lo Spirito le ricorderà alla comunità, ai discepoli 50 giorni dopo la Pasqua, trasformati, passati dalla non fede e dalla incomprensione di Gesù alla fede in Lui che ne fa una comunità, che li rende Chiesa.
Il loro cammino dalla Pasqua alla Pentecoste, e quindi anche il nostro deve essere «un cammino dalla disperazione alla speranza e alla verità tutta intera».
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