Il monito di Papa Francesco al mondo del lavoro e dell’economia
Non ha usato mezzi termini papa Francesco ricevendo in udienza, nel Palazzo apostolico vaticano, i partecipanti al Convegno della Fondazione «Centesimus Annus Pro Pontifice».
Al centro della riflessione del Santo Padre i temi legati alla dottrina sociale della Chiesa. «Senza un impegno di tutti per far crescere politiche lavorative per i più fragili – ha detto loro il Papa – si favorisce una cultura mondiale dello scarto. Ho provato a spiegare questa convinzione anche nel primo capitolo dell’enciclica “Fratelli tutti”, dove, tra l’altro, si ricorda che “è aumentata la ricchezza, ma senza equità, e così accade che nascono nuove povertà” (n. 21). Cresce la ricchezza e nascono nuove povertà».
Il tema delle nuove povertà è di stretta attualità, alla luce della crisi mondiale post-pandemica e con una guerra che interessa direttamente l’Europa.
Secondo il Santo Padre «il futuro invoca un nuovo sguardo e ciascuno, nel suo piccolo, è chiamato a farsi promotore di questo modo differente di guardare il mondo, a partire dalle persone e dalle situazioni che vive nel quotidiano».
Francesco ha poi invitato i partecipanti al convegno a non guardare mai nessuno dall’alto in basso.
«Siamo tutti fratelli e sorelle – ha ricordato – e se io sono il proprietario di un’azienda, questo non mi legittima a guardare i miei dipendenti con aria di sufficienza. Se sono l’amministratore delegato di una banca, non devo dimenticare che ogni persona va trattata con rispetto e cura».
Come di consueto esempi pratici, di vita quotidiana quelli che il Pontefice mostra, per una migliore comprensione del concetto.
Poi l’invito alla Fondazione. «La Fondazione “Centesimus Annus” può declinare le importanti riflessioni condotte in questi giorni, attraverso la conversione dello sguardo di ciascuno. L’umile sguardo di chi vede in ogni uomo e donna che incontra, un fratello e una sorella da rispettare nella sua dignità, prima che, eventualmente, un cliente con cui fare affari». «È un fratello, una sorella, una persona; può fare il cliente».
Un’indicazione esplicita a modificare la prospettiva con la quale guardare l’altro.
«Solo con questo sguardo – ha sottolineato il Papa – potremo lottare contro i mali della speculazione corrente che alimenta i venti di guerra. Non guardare mai nessuno dall’alto in basso è lo stile di ogni operatore di pace. È lecito farlo solo per aiutare a sollevarsi. Non di più».
Lo sviluppo o è inclusivo.
Quanto poi al tema dello sviluppo Francesco è stato molto chiaro: «O è inclusivo – ha detto – o non è sviluppo. E allora, ecco il nostro compito, in particolare il vostro in quanto fedeli laici: far “lievitare” la realtà economica in senso etico, la crescita nel senso dello sviluppo. E voi cercate di farlo, a partire dalla visione del Vangelo. Perché tutto nasce da come si guarda la realtà».
Per il Papa «la crescita inclusiva trova il suo punto di partenza in uno sguardo non ripiegato su di sé, libero dalla ricerca della massimizzazione del profitto».
«La povertà – ha evidenziato – non si combatte con l’assistenzialismo: “aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte alle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro”».
«La porta – ha concluso Francesco – è il lavoro: la porta della dignità di un uomo è il lavoro».
Roberto Comparetti
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