«Tra queste aule, in questi corridoi, con le nostre facce, succedono a volte cose straordinarie: la gente piange, muore, si preoccupa, scappa, ma tutto il caos del mondo non sembra fermare il sole che sorge e il bene che avanza. C’è qualcosa che sfugge al nostro male e ho pensato che questo qualcosa debba per forza essere il Bene» (Laura). «Ad un certo punto di quest’ora di religione non ne puoi più fare a meno. La aspetti, la cominci ad aspettare. Solo per poter vedere un prof. che ti aspetta» (Antonio).
Laura e Antonio sono nomi di fantasia, le frasi citate sono però autentiche.
Si tratta di frammenti di riflessioni scritte da studenti delle superiori, raccolte da un docente di religione e pubblicate sul sito «ilsussidiario.net».
Sono solo frammenti, appunto, ma di una realtà più grande, della quale si parla poco e in modo spesso solo parziale, che è l’Insegnamento della Religione Cattolica (Irc).
Le parole dei ragazzi fanno intuire quella sorta di «spettacolo», poco appariscente ma assai prezioso, che va «in scena» in queste ore di lezione, durante le quali nelle scuole statali e paritarie i ragazzi di ogni orientamento culturale e religioso hanno la possibilità di mettere in relazione la propria vita con la proposta di senso del cristianesimo, di riflettere su quanto accade nella società, di conoscere il patrimonio culturale cattolico e di poter incontrare nei docenti di Irc degli adulti disponibili ad accompagnarli nel loro percorso di crescita.
Per tanti ragazzi e genitori questi sono giorni importanti, nei quali si deve scegliere l’istituto dove iscriversi per il prossimo anno scolastico. All’atto dell’iscrizione, insieme alla scelta della scuola e dell’indirizzo di studio, c’è da considerare la possibilità di avvalersi dell’Irc. Le statistiche più recenti, ricavate dai dati delle iscrizioni scolastiche, danno conferma che in Italia quasi nove studenti su dieci (esattamente l’87,9 per cento) scelgono di avvalersi dell’Irc. Nelle scuole della diocesi di Cagliari il dato degli avvalentesi supera mediamente il 95 per cento.
L’adesione da parte degli studenti e delle famiglie, portata avanti in modo libero e consapevole, rende evidente come permanga nel tempo l’apprezzamento per l’ora di religione.
La recente Lettera agli insegnanti di religione cattolica della Commissione episcopale per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università mette in luce il fatto che l’Irc ha contribuito «a restituire legittimità alla presenza della religione nello spazio pubblico e nel pubblico dibattito in una società democratica matura». Attraverso l’azione dei docenti di Irc, presbiteri e laici, fanno notare i vescovi nella Lettera, è possibile realizzare una forma importante di animazione cristiana del mondo scolastico: «Voi insegnanti siete, in larga misura, punti di riferimento per studenti e per colleghi. Si vede con sempre maggiore chiarezza il valore scolastico, relazionale e sociale di una personalità credente, curata quanto alla formazione personale non solo professionale».
Quando si parla dell’ora di religione non si intende una forma di «catechesi dentro la scuola», ma una materia scolastica curricolare impartita nel «quadro delle finalità della scuola», in grado di offrire l’opportunità, come afferma la Presidenza della Cei nel suo Messaggio in vista della scelta di avvalersi dell’Irc, di approfondire la domanda religiosa che è «un’insopprimibile esigenza della persona umana», sempre «nel rispetto più assoluto della libertà di coscienza di ciascuno».
Con l’Irc viene portata avanti una peculiare forma di «carità pedagogica», che accompagna il cammino di crescita dei ragazzi, si tratta di un’opportunità da proporre ancora con impegno e coraggio.
Roberto Piredda – Direttore dell’Ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica
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