Luigi De Magistris: il cardinale confessore

Lo scorso 16 febbraio è tornato alla Casa del Padre

Luigi De Magistris.

La bara sul pavimento, ai piedi dell’altare, con sopra il pastorale e la berretta cardinalizia. 

Luigi De Magistris.

Un segno di umiltà nel momento del passaggio dalla vita terrena a quella eterna. 

L’umiltà è stata la cifra distintiva del cardinal Luigi De Magistris, tornato alla Casa del Padre lo scorso 16 febbraio alla soglia dei 96 anni. 

Le esequie sono state presiedute dall’arcivescovo Baturi, alla presenza di alcuni vescovi isolani, diversi sacerdoti e autorità civili e militari, parenti e amici del cardinale, oltre ai fedeli laici che lo hanno conosciuto e apprezzato come confessore. 

Il sacramento della riconciliazione è stato uno degli aspetti che il compianto De Magistris ha sempre ritenuto prioritario nel suo ministero sacerdotale, come evidenziato anche da papa Francesco nel telegramma che ha inviato ai familiari e alla Diocesi. 

«Penso – ha scritto il Pontefice – al suo amore per il ministero della riconciliazione, che ha sempre svolto con ammirevole assiduità, proteso al bene delle anime».

A confermare questo tratto distintivo del cardinale la testimonianza del parroco della Cattedrale, monsignor Alberto Pala, nella quale si legge tutta l’attenzione che il porporato cagliaritano di Castello aveva per i penitenti, semplici fedeli o consacrati con incarichi di responsabilità. 

«Il suo desiderio principale – scrive il parroco – soprattutto durante le solennità più frequentate, era quello di far trovare un confessore a disposizione per accogliere tutti i penitenti che si fossero presentati. Era il suo ministero peculiare».

«Non ho mai lasciato andar via nessuno che mi avesse chiesto di confessarsi», diceva il cardinale, secondo il quale per poter amministrare il sacramento della riconciliazione occorreva molta pazienza e anche una grande cultura. 

Uomo di cultura, con una laurea in lettere conseguita prima dell’ordinazione sacerdotale, «don Luigi», come amava farsi chiamare e come in tanti ancora lo ricordano, ha servito la Chiesa nei palazzi apostolici del Vaticano, dalle Congregazioni al Sant’Uffizio fino alla Penitenzieria, di quest’ultima è stato anche Pro-Penitenziere Maggiore. 

Nonostante i titoli altisonanti Luigi De Magistris ha sempre mantenuto un approccio umile, come testimoniano le ore passate con la stola in Cattedrale, ad ascoltare i fedeli che si avvicinavano per la confessione. 

Alle persone con le quali aveva confidenza non mancava di rivolgersi con le frasi tipiche della parlata cagliaritana, anche dopo i tanti anni trascorsi in Vaticano.

Ulteriore segno dell’umanità di un uomo al servizio della Chiesa di Dio.

«Rigoroso e fedele alla Dottrina ma sempre con il cuore aperto ad accogliere ogni tipo di umana debolezza».

Così lo ricorda l’arcivescovo emerito di Cagliari, Arrigo Miglio, confermando la fedeltà del cardinale alla Chiesa e il suo amore per l’umanità.

Il sorriso, con il quale accoglieva le persone e la disponibilità all’ascolto, restano nel cuore dei tanti che lo hanno conosciuto, sia tra i Palazzi della Santa Sede, sia in Cattedrale a Cagliari, la chiesa non distante dall’abitazione di famiglia. 

Roberto Comparetti

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