Ne ebbe compassione tese la mano, lo toccò 

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!».

Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».

Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

(Mc 1,40-45)

Commento a cura di Walter Onano

La Liturgia di questa VI Domenica del Tempo Ordinario, presenta un brano del Vangelo di Marco in cui Gesù non si allontana da un lebbroso, anzi gli si avvicina e lo tocca, per indicare che la salvezza che è venuto a portare vuole reintegrare anche i più emarginati.

Il brano narra della guarigione di un lebbroso che si accosta a Gesù e lo supplica di poterlo purificare.

Ciò che muove l’opera del Cristo è la compassione. 

È uno degli enigmi della vita di Gesù: egli ha la capacità di guarire tutti i malati.

Il Vangelo predicato da Gesù è un annuncio di gioia per tutti, nessuno escluso.

È soprattutto per chi si converte e crede.

Il lebbroso è isolato da tutti, che lo scansano per timore di essere contagiati. 

Solo Gesù lo accoglie. 

La preghiera di questo disgraziato è una preghiera semplice e piena di fiducia; ha intuito che quel giovane profeta è l’unico che può salvarlo. 

Gesù sembra non poter resistere alle parole di questo povero malato e subito risponde: «Lo voglio, sii guarito!». 

E la lebbra scompare. 

Quest’uomo, pieno di gioia, non riesce a trattenere la grazia che gli è stata fatta e non riesce a non divulgare la notizia. 

La gioia che sente è incontenibile; è come costretto a comunicarla. 

È una storia bella che può ripetersi anche oggi in coloro che sono malati nel cuore o nel corpo e che, con fiducia, ricorrono a Gesù. 

Il miracolo narrato da Marco chiede a tutti noi, alle comunità cristiane di oggi, di essere attente al grido dei poveri, come lo era Gesù e di operare anche noi insieme a Lui i miracoli che ridonano la dignità e allargano la gioia di chi è nella sofferenza.

Oggi si celebra la 32ª Giornata Mondiale del Malato, e il Messaggio di Papa Francesco ha per tema: «Non è bene che l’uomo sia solo. Curare il malato curando le relazioni», che si ispira al capitolo 2 del Libro della Genesi (Gen 2,18).

Nel giorno in cui la Chiesa ricorda il 166mo della prima apparizione a Lourdes della Vergine a Bernardette Soubirous, il Papa conclude con queste belle parole il suo messaggio: «Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa e devono essere anche al centro delle nostre attenzioni umane e premure pastorali. Non dimentichiamolo! 

E affidiamoci a Maria Santissima, Salute degli infermi, perché interceda per noi e ci aiuti ad essere artigiani di vicinanza e di relazioni fraterne».

Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò.

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