Nessun divieto alle esequie per i morti da Covid-19

Al momento nulla impedisce la celebrazione dell’ultimo saluto

C’è chi sostiene che non si possa celebrare il funerale di una persona deceduta per Covid-19. 

La questione ci è stata posta da alcune segnalazioni giunte nei giorni scorsi in redazione, dopo che sono state negate le esequie a persone morte per coronavirus. 

Eppure non c’è alcun provvedimento che blocchi il rito di accompagnamento di un fedele al termine del suo percorso terreno.

Anche l’Ufficio giuridico della Cei lo ha confermato di recente, ribadendo che il D.P.C.M. del 3 novembre scorso non ha innovato in materia di partecipazione alle celebrazioni religiose, incluse le cerimonie funebri in Chiesa che, pertanto, sono ammesse e restano regolate da quanto disposto nel Protocollo sottoscritto dal Governo e dalla Conferenza Episcopale Italiana il 7 maggio 2020, integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico.

Le esequie sono quindi permesse purché «si svolgano nel rispetto dei protocolli sottoscritti dal Governo e dalle rispettive confessioni». I sindaci, quali ufficiali del Governo, adottano provvedimenti restrittivi solo in relazione a specifiche situazioni di emergenza sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario. 

Dallo scorso maggio uno specifico decreto legge limita il potere dei sindaci, e in ogni caso la regolamentazione delle celebrazioni religiose non è di competenza dei primi cittadini. 

L’eventuale ordinanza di un Sindaco che vieti le celebrazioni con il popolo, le celebrazioni delle esequie o solo i funerali di persone morte di Covid-19, sarebbe illegittima e inefficace, ai sensi del Decreto legge del 25 marzo scorso, convertito in legge il 22 maggio. 

Il protocollo di intesa tra il Governo e la Cei conferma che l’autorità civile non può intromettersi nella disciplina di culto della Chiesa. 

Se il problema è l’affluenza di persone alle celebrazioni è possibile regolamentare la presenza di chi desidera accompagnare il defunto al suo ultimo viaggio, ad esempio la chiusura temporanea al traffico della strada dove si trova la chiesa, per permettere l’afflusso e il deflusso ordinato.

Per questo i provvedimenti tendenti a sospendere le celebrazioni sarebbero illegittimi per palese violazione del principio di proporzionalità.

Sullo sfondo resta l’amarezza per decisioni che di fatto contrastano con le disposizioni costituzionali di rango supremo, gli articoli 7 e 8, oltre che le disposizioni di cui agli articoli 19 e 20.

Già ad aprile la ministra degli Interni, Luciana Lamorgese, su «Avvenire» ammetteva che «non è umanamente sopportabile impedire le celebrazioni dei funerali alle tantissime famiglie colpite da un lutto».

Chi oggi si ostina a forzare il diritto e a violare le regole, mostra una mancanza di umanità nei confronti di familiari e parenti del defunto.

Roberto Comparetti

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