Dopo la pubblicazione del DPCM il 13 ottobre da parte del Governo, con il quale vengono stabilite nuove norme per il contenimento del coronavirus, diversi fedeli hanno mostrato preoccupazione e dubbi circa le modalità con le quali partecipare alla vita della propria comunità parrocchiale.
Per questo l’Ufficio Comunicazioni sociali della Conferenze episcopale italiana, ha pubblicato una nota nella quale conferma che nulla è stato modificato rispetto a quanto già oggi si fa.
«Il Dpcm del 13 ottobre 2020 sulle misure di contrasto e contenimento dell’emergenza Covid-19 – scrive Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio – lascia invariato quanto previsto nel Protocollo del 7 maggio circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo».
«Esso – prosegue il comunicato – rimane altresì integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, già trasmesse nel corso dell’estate».
Per cui viene ribadito che: i guanti non sono obbligatori per il ministro della Comunione, il quale deve però igienizzarsi accuratamente le mani».
La celebrazione delle Cresime può essere fatta assicurando il rispetto delle indicazioni sanitarie (in questa fase l’unzione può essere fatta usando un batuffolo di cotone o una salvietta per ogni cresimando), la stessa attenzione vale per le unzioni battesimali e per il sacramento dell’Unzione dei malati.
E’ stata reintrodotta la presenza dei cori e dei cantori, i cui componenti dovranno mantenere una distanza interpersonale laterale di almeno 1 metro e almeno 2 metri tra le eventuali file del coro e dagli altri soggetti presenti, le distanze possono essere ridotte solo ricorrendo a barriere fisiche, anche mobili, adeguate a prevenire il contagio.
«L’eventuale interazione tra cantori e fedeli – si legge nel comunicato – deve garantire il rispetto delle raccomandazioni igienico-comportamentali ed in particolare il distanziamento di almeno due metri».
Durante la celebrazione del matrimonio gli sposi possono non indossare la mascherina mentre durante lo svolgimento delle funzioni religiose, non sono tenuti all’obbligo del distanziamento interpersonale i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi/congiunti, parenti con stabile frequentazione, e le persone, non legate da vincolo di parentela, di affinità o di coniugio, che condividono abitualmente gli stessi luoghi dove svolgono vita sociale in comune.
«Nelle settimane in cui le Diocesi riprendono le attività pastorali – si legge infine – la Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana assicura un’interlocuzione costante con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero degli Interni e il Comitato tecnico-scientifico, per monitorare il quadro epidemiologico e l’evoluzione della pandemia».
© Copyright Il Portico