Perché avete paura? Non avete ancora fede?

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Dal Vangelo secondo Marco

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva».

E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca.

C’erano anche altre barche con lui.

Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena.

Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva.

Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».

Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?»

(Mc 4,35-41)

Commento a cura di Walter Onano

In questa XII domenica, troviamo il brano della cosiddetta «Tempesta sedata», che si trova nella prima parte del Vangelo di Marco, dove è descritto il ministero di Gesù in Galilea, e culmina nel tema della fede, mostrandoci il Maestro nella sua potestà sulla natura e i suoi elementi. 

L’episodio, evoca, nei confronti di Gesù, ciò che nella Scrittura è detto di Dio nei riguardi della natura: «Tu fai tacere il fragore del mare, il fragore dei suoi flutti» (Sal 65,8).

«Tu domini l’orgoglio dei mari, tu plachi il tumulto dei suoi flutti» (Sal 89,10).

«Ridusse la tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare, si rallegrarono nel vedere la bonaccia, egli li condusse al porto sospirato» (Sal 107,29 -30).

Tale è l’acclamazione finale nell’episodio evangelico; a Gesù anche il vento e il mare obbediscono; la sua potenza è come quella di Dio sulla natura.

Gesù è il Figlio di Dio: non bisogna, dunque, avere nessuna paura quando si è con Lui; Egli vince tutte le tempeste. 

Con la fede in Cristo torna la speranza e la fiducia nella nostra vita.

Tempeste, terremoti, catastrofi naturali seminano paura e morte.

Contro di essi ci si sente indifesi e viene spontaneo invocare il Signore e la sua protezione. Ma la fede è qualcosa di più.

Non è un’assicurazione contro le calamità del mondo. 

È fiducia nel fatto che Dio è sempre con noi nella barca che attraversa quel lago, a volte tempestoso, che è la vita. 

È invito a guardare al Cielo e al mondo con occhi nuovi e limpidi. È invito a stare con Lui, a scoprire le meraviglie che la sua mano continuamente opera. 

Il miracolo della tempesta sedata fa intravedere la grandezza del Signore e si offre come un segno di liberazione e resurrezione.

Questo segno è talmente potente ed efficace che suscita timore ed apprensione e fa nascere una domanda, che per noi è estremamente significativa: «Chi è costui che comanda al mare?». 

La risposta è: «È Gesù. È il Dio-con-noi». 

Potremo dire che, anche per noi, le prove e le croci della vita non sono casuali, ma hanno lo scopo di collaudare il nostro stato spirituale e di sollecitarne la crescita.

A questo scopo, Gesù sta sempre con noi, potente e misericordioso.

Le acque tempestose sono un simbolo del male, che può sì, aggredire l’uomo, ma contro il quale Gesù ha detto una parola definitiva. 

La fede certo non preserva dalle asperità della vita, ma rende possibile collocare gli eventi e le vicende liete e tristi della nostra esistenza dentro un orizzonte di fiducia e di speranza. 

Quei discepoli non avevano capito chi fosse veramente Gesù e quale fosse la potenza che si sprigionava dalla sua persona.

Egli è il Santo di Dio, e la santità dell’Altissimo si manifesta in Lui. 

Evidentemente il cammino per loro era ancora lungo: dovevano fare esperienza di questa potenza per esserne interiormente convinti; dovevano, però, anche sperimentare che tale potenza si sarebbe manifestata nel mistero della croce. 

Così anche per ognuno di noi è importante pregare e aprirsi alla grazia di Dio, per poter capire davvero chi sia Gesù per noi.

Quest’esperienza non si compie mai una volta per tutte: conoscere Gesù e metterlo al centro della nostra vita è la base su cui costruire un vero rapporto con Dio. 

Facciamo sì che la barca, che è la nostra vita, abbia sempre il timone della fede, l’ancora della pazienza e lo stabilizzatore dell’abituale unione con Dio. E la nostra vita procederà più salda e serena.

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Il Portico