Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”.
Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Commento a cura di Gabriele Semino
Chi è Gesù? La domanda che il Signore stesso pone sulla sua identità ai discepoli (e, quindi, a noi oggi) è tutt’altro che oziosa.
Il professor Massimo Cacciari sostenne, in un’intervista di alcuni mesi fa, che «manca il brivido davanti a una vicenda cosi grande, incommensurabile» come quella di Gesù di Nazareth.
Sarà cosa buona, in questa domenica, lasciarci guidare dalla domanda stessa, per evitare che manchi il brivido, lo stupore, la gratitudine di fronte al Signore. Quella domanda, paradossalmente, più viene percorsa per trovare risposta più si amplifica e dona il desiderio di un’ulteriore risposta. Gesù sembra svolgere, innanzitutto, una specie di sondaggio: cosa dice la gente? La gente dice tante cose: «Quot capita, tot sententiae», secondo la frase proverbiale attribuita a Terenzio, vissuto nel secondo secolo prima di Cristo. Quante sono le teste, tanti sono i giudizi.
Questo sondaggio ha un minimo comun denominatore: Gesù, sei un profeta!
Ma Gesù è più che un profeta. Gesù è più di Giovanni il Battista, più di Elia, più di Geremia, più di qualsiasi altro profeta.
Il profeta è colui che porta la Parola di Dio.
L’ha ricevuta in dono e quel dono gli è stato chiesto di condividerlo.
Abbiamo bisogno di profeti. Ne abbiamo bisogno come il pane quotidiano. Ma abbiamo bisogno ancora di più che di parole profetiche. Ne abbiamo poche, volesse Dio che ne possiamo avere di più, ma non bastano.
Per riconoscere Gesù non servono i sondaggi. Serve sondare se stessi: chi sono io, Gesù di Nazareth, per te?.
È proprio il Signore Gesù a cambiare prospettiva. «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?… Ma voi, chi dite che io sia?».
Come già la scorsa domenica, troviamo anche in questa il «ma» avversativo di Gesù: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Lasciando da parte i sondaggi, cosa dici tu di me?
È la domanda radicale per un cristiano, per chi si dice «di Cristo».
«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Pietro, che in seguito commetterà errori infinitamente profondi su Gesù, ora invece centra il bersaglio.
Il Signore Gesù è il Cristo, il consacrato.
È colui che il Padre ha inviato perché possiamo camminare secondo la volontà del Cielo.
È consacrato dalla pienezza dello Spirito Santo, perché siamo anche noi ricolmati dello stesso Spirito e infiammati dall’Amore divino.
È il Figlio del Dio vivente. Noi siamo figli sull’impronta di lui che è Figlio.
Guardando il volto del Signore Gesù vediamo in che modo ci è donato di essere figli, vediamo l’obiettivo e la strada per raggiungerlo.
La vita filiale di Gesù è la vita che ci viene donata e che occorre sia anche desiderata da noi.
Quando il dono di Dio corrisponde al desiderio umana avviene la comunione che porta a compimento la vita.
Questa domenica ci porta alle soglie della Quaresima, tempo di purificazione e di scelta dei mezzi per raggiungere il fine. In questa domenica al centro troviamo il fine, il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
Il Padre ci rivela il Figlio Gesù, come lo ha rivelato a Pietro.
Con pazienza impareremo ad affinarci in vista del fine, a scegliere ciò che ci conduce al cuore del Figlio. Sarà un itinerario anche faticoso, ma fecondo.
Vedremo crescere in noi la statura di figli amati. Vedremo crescere in noi i frutti dell’opera di Dio e della nostra accoglienza.
Giorno dopo giorno la risposta a quella domanda, «ma voi, chi dite che io sia?», ci darà vita.
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