Quando offri un banchetto invita i poveri

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Dal Vangelo secondo Luca

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”.

Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”.

Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.

Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.

Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

(Lc 14,1.7-14)

Da questo numero sarà monsignor Ferdinando Caschili, vicario generale, a commentare il Vangelo.

Grazie a suor Rita Lai per il servizio reso nelle settimane prima della pausa estiva.

Commento a cura di Ferdinando Caschili

«Il Figlio di Dio ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo…. egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato».

Questa celebre frase del Concilio Vaticano II (GS, 22) ricorda la profondità del mistero dell’Incarnazione; quindi non fa meraviglia vedere il Figlio di Dio inserirsi nei ritmi e nelle attività dell’uomo.

Seguendo il racconto del Vangelo di Luca, quello che meditiamo oggi è il quarto invito a pranzo che viene rivolto a Gesù: i precedenti sono stati a casa di Levi, dopo la sua chiamata (5,29), a casa del fariseo Simone (7,36), a casa di un altro fariseo di cui non si specifica il nome (11,37) e quello odierno.i

In tutte queste situazioni lo schema del racconto è più o meno identico: l’osservazione della situazione vissuta stimola l’insegnamento di Gesù, rivolto tanto alle persone presenti quanto a colui che l’ha invitato.

Quando offri un banchetto.

All’inizio del brano offerto alla nostra meditazione in questa domenica ci viene detto che Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare.

Alcune traduzioni, rifacendosi al testo greco, specificano «per mangiare pane».

In questa indicazione viene esaltata la condiscendenza di Dio: Colui che si offrirà al mondo come il Pane della vita, il Pane vivo disceso dal cielo perché chi ne mangia non muoia, si intrattiene con l’uomo a condividere il suo pane terreno, frutto della terra e del duro lavoro: Dio entra realmente nelle trame dell’esistenza umana, affinché questa si apra all’orizzonte eterno che Cristo è venuto a offrire all’umanità.

Tra l’incipit del capitolo 14mo e il corpo del testo odierno c’è l’episodio della guarigione dell’idropico che dà modo a Gesù di rivolgere un primo insegnamento ai farisei presenti sulla preminenza del valore della vita dell’uomo rispetto ad una sterile osservanza delle norme.

Gesù è contemporaneamente osservato ed osservatore: osservato dai farisei, sempre all’erta per cogliere qualche infrazione su cui poi basare le loro accuse, ma contemporaneamente osservatore del modo di comportarsi, tanto degli invitati al pranzo quanto del padrone di casa.

La condizione di ospite non lo mette in uno stato di subalternità, non si adatta ad un atteggiamento di umano rispetto; le persone presenti forse non lo incontreranno più di persona, quindi non può lasciare passare invano l’occasione di illuminare il loro cuore, perché Colui che partecipa al banchetto è «la luce vera, venuta nel mondo, quella che illumina ogni uomo» (cfr Gv 1, 9).

L’insegnamento di Gesù, valevole anche per noi, è duplice: sull’umiltà, per quanto riguarda gli invitati, e sulla libertà per quanto riguarda il padrone di casa. 

Quando offri un banchetto.

Se vivi nell’umiltà risplenderà in te qualcosa di Dio ed altri ne saranno colpiti, esaltandoti; negli inviti spesso ci circondiamo di quelle persone che in qualche modo rafforzano la nostra immagine, senza affrontare il rischio di scoprire il volto di Dio nella profondità della vita dell’altro.

ScoprirLo qui ci permetterà di contemplarLo non da straniero nell’altra vita. 

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