Dal Vangelo secondo Luca
(Forma breve )
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”.
Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Commento a cura di don Emanuele Mameli
In sintesi, questa domenica, ci viene consegnato il cuore dell’annuncio di Gesù e di conseguenza della nostra fede.
Il capitolo 15 del Vangelo di san Luca: un Vangelo nel Vangelo! Gesù così, intende affermare che d’ora in avanti la regola di vita dei suoi discepoli dovrà essere quella del primato della misericordia, come Lui stesso testimonia, condividendo il pasto con i peccatori.
Non facciamo fatica a ritrovarci in queste righe: la storia di quella pecora che si perde, della monetina per la quale mettere a soqquadro la stanza, del figlio smanioso di libertà e del figlio che fa fatica a sentirsi fratello…! Queste storie sono la nostra storia!
Un capitolo che racconta certamente di noi: della nostra ostinazione e delle nostre resistenze; delle ricchezze che non ci rendono felici e della fatica ad intraprendere il cammino della verità e del perdono; del nostro orgoglio nell’accettare di essere amati per quello che siamo e della tentazione di chiudere le porte del cuore alla misericordia.
Ma soprattutto Gesù, con novità e schiettezza, ci racconta di Dio: dell’ansia che agita il cuore di Dio finché non ci trova, finché non ci abbraccia!
Della gioia contagiosa di Dio quando ci trova, quando ci abbraccia.
Dio si mette a cercarci: non gli pesano i chilometri che deve percorrere, le fatiche e le delusioni che deve affrontare e nemmeno l’eventualità, non tanto ipotetica, della nostra ingrata risposta e della mancata riconoscenza.
Per Dio è importante «trovarci».
Per questo si mette a cercarci, come solo lui sa e può fare.
Per questo ci attende con pazienza. Attende che la nostra libertà faccia il suo percorso; che sappiamo accorgerci quanto da soli, lontani da lui, siamo veramente persi.
Anche per noi si può ripetere ciò che è successo al popolo d’Israele: pur essendo testimoni della grandezza e della misericordia di Dio, anche a noi capita di allontanarci dalla sua via, di costruire per noi vitelli di metallo fuso.
Idoli cui affidare speranze, progetti, per i quali siamo disposti a tutto, mettendo da parte il Signore, la sua Parola, la vita con lui.
Idoli che in fin dei conti ci rendono schiavi e sono la nostra rovina.
Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa: è lui che ci ha creati e sa bene che il nostro cuore vive nella pace solo se è unito a lui, se con tutto noi stessi cerchiamo lui e solo lui. «Tu hai fatto il nostro cuore per te e nostro cuore non ha pace finché non riposa in te», conclude sant’Agostino raccontando la storia della sua conversione.
Ecco l’esperienza dell’apostolo Paolo: “ero un peccatore…, ma Dio mi ha usato misericordia! E ha fatto di me un esempio della sua misericordia”.
Il capitolo 15 di san Luca: prendiamolo in mano. Per noi, un lieto e nuovo annuncio della misericordia di Dio.
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