Rimase quaranta giorni tentato da Satana

I Domenica del Tempo di Quaresima

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

(Mc 1,12-15).

Da questo numero sarà monsignor Giovanni Ligas, docente della Facoltà teologica, a commentare il Vangelo. Il grazie a don Emanuele Mameli per il servizio reso nelle ultime settimane.

Commento a cura di Giovanni Ligas

Scopo finale di un’omelia è di aiutare i fedeli a comprendere quale impegno di vita scaturisce dall’ascolto della Parola di Dio. 

Nel breve testo del Vangelo di Marco, che viene proclamato in questa prima Domenica di Quaresima, abbiamo tre indicazioni su come progredire nel cammino cristiano: la preparazione, la conversione, la fede. 

1. È importante la preparazione nella vita spirituale.

Nei Vangeli sinottici è detto che Gesù sta per iniziare l’attività di predicazione in Galilea ma prima si ritira nel deserto, condotto dallo Spirito, per essere tentato da Satana.

Attraverso la lotta col male Gesù si prepara alla missione.

Qui troviamo un insegnamento fondamentale per la vita dei credenti. Bisogna imparare a lottare.

Il male esiste e si manifesta nella vita di tutti attraverso la tentazione.

Come lottare contro il male?

Dove trovare la forza di opporsi?

Occorre prepararsi. Vale per ogni tipo di progetto che si intende eseguire nella vita, in ambito scolastico, culturale, lavorativo, professionale, esistenziale, ma vale ancora di più nella vita spirituale, perché si tratta di prepararsi alla lotta contro il male.

Come battezzati siamo chiamati a partecipare alla missione della Chiesa, di far conoscere il Vangelo in tutto il mondo.

Ma concretamente abbiamo a che fare con un ostacolo, la presenza del male.

Gesù che trascorre quaranta giorni nel deserto prima di dedicarsi alla predicazione in Galilea insegna che è necessario prepararsi a lottare contro lo spirito del male.

E lo si fa utilizzando le armi spirituali, quali la preghiera, la riflessione spirituale, la meditazione della Parola di Dio, l’Eucaristia. 

2. La seconda indicazione spirituale del Vangelo di questa domenica è la conversione. Gesù dice: «Convertitevi».

Il tempo liturgico della Quaresima è caratterizzato dal richiamo continuo alla conversione, reso evidente dal gesto dell’imposizione del simbolo delle ceneri sul capo dei fedeli.

La conversione esige non la modifica di un’azione o di un comportamento ma il cambiamento dello stile di vita.

Invita a tornare agli inizi della propria vita cristiana, al tempo della decisione fondamentale di andare al seguito di Gesù, di ascoltare il suo insegnamento, la sua parola.

Col passare degli anni ci si accorge che tale scelta è stata offuscata, nei comportamenti quotidiani, dai modi di pensare e agire che sono in contraddizione con l’avvio del cammino di fede.

Allora la conversione porta a ravvivare le motivazioni che stanno alla base della fede, a renderle più evidenti e chiare nelle scelte quotidiane, nel modo di rapportarsi agli altri e alle cose.

3. La terza indicazione è la fede.

La fede è la relazione personale con Dio.

Credere nel Vangelo significa entrare e rimanere in una relazione viva con Cristo, Maestro e Pastore. 

Il cammino quaresimale che prepara alla Pasqua pone come obiettivo ai battezzati di approfondire la conoscenza del mistero di Cristo, per ravvivare la relazione personale con lui, il Vivente, e, con l’aiuto dello Spirito, di prepararsi ad essere sempre più dei testimoni credibili in pensieri, parole e opere, all’interno della comunità ecclesiale e della realtà sociale.

È la fede operosa testimoniata da tanti cristiani.

Padre Manzella, missionario vincenziano lombardo, vissuto a Sassari dal 1900 al 1937, che ha girato la Sardegna in lungo e in largo per la predicazione e le opere di carità, soleva ripetere ai sacerdoti e ai fedeli che da essi Gesù eucaristico, fatto schiavo del suo amore per gli uomini, attende di ricevere una visita, come quella di un amico, ma da essi poi attende di ricevere un’altra visita nella persona dei poveri.

Diceva anche che la carità non può ridursi a una veloce distribuzione di beni ma esige che ci si fermi nelle case dei poveri e si parli di ciò che più interessa loro. 

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