Domenica si celebra la LVII Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali
Papa Francesco, fin dalla Giornata mondiale delle comunicazioni del 2021, ha iniziato a proporre, attraverso i suoi messaggi annuali, un processo di «umanizzazione» dell’azione comunicativa.
In tempi in cui la comunicazione sembra sempre più legata ai meccanismi (apparentemente!) asettici del digitale e degli algoritmi che la governano – tenendola sempre più lontana dalla mente e dal cuore dell’uomo – il Pontefice propone una «rieducazione» alla comunicazione in cui l’uomo sia al centro.
Il Papa, dapprima, ha lanciato l’invito a «andare e vedere«, «uscendo dalla comoda presunzione del “già saputo” e mettersi in movimento».
Poi ha messo al centro la necessità di porsi in “ascolto”, perché «ascoltare è il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione».
Quest’anno, infine, ci chiede di «entrare nella dinamica del dialogo e della condivisione, che è appunto quella del comunicare cordialmente».
Ecco, quindi, il tema del messaggio di quest’anno: «Parlare col cuore. “Secondo verità nella carità” (Ef 4,15)». Di fronte alla «tensione verbale» che si respira nei diversi mezzi di comunicazione – nei programmi televisivi come nei social, ma anche nelle relazioni personali in chat o «vis-à-vis» – il tema che propone papa Francesco è quanto mai attuale e opportuno.
È sempre più urgente convertirsi a una «comunicazione cordiale».
«Ne abbiamo bisogno – sottolinea il Pontefice – nell’ambito dei media, perché la comunicazione non fomenti un livore che esaspera, generi rabbia e porti allo scontro, ma aiuti le persone a riflettere pacatamente, a decifrare, con spirito critico e sempre rispettoso, la realtà in cui vivono».
E si tratta di un invito rivolto non solo a coloro che della comunicazione e dell’informazione hanno fatto la propria professione, ma a ogni singolo membro della comunità civile. E ancor di più alla comunità ecclesiale.
A questo proposito Francesco è molto esplicito.
«In un periodo storico segnato da polarizzazioni e contrapposizioni – da cui purtroppo anche la comunità ecclesiale non è immune – l’impegno per una comunicazione “dal cuore e dalle braccia aperte” non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma è responsabilità di ciascuno».
E quindi l’esortazione di Bergoglio: «Tutti siamo chiamati a cercare e a dire la verità e a farlo con carità. Noi cristiani, in particolare, siamo continuamente esortati a custodire la lingua dal male, poiché, come insegna la Scrittura, con la stessa possiamo benedire il Signore e maledire gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla nostra bocca non dovrebbero uscire parole cattive, «ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano».
Nel messaggio per la giornata mondiale del 2023 non manca un prezioso riferimento anche a San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e dei comunicatori, al quale il Papa ha dedicato recentemente una lettera apostolica in occasione dei 400 anni dalla morte. «Il santo vescovo di Ginevra – sottolinea il Pontefice – ci ricorda che “siamo ciò che comunichiamo”.
Ed è veramente – come rileva Francesco – una lezione controcorrente, «in un tempo nel quale, come sperimentiamo in particolare nei social network, la comunicazione viene sovente strumentalizzata affinché il mondo ci veda come noi desidereremmo essere e non per quello che siamo».
Don Giulio Madeddu – Direttore Ufficio diocesano Comunicazioni sociali
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