«Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale». È il filo conduttore che caratterizzerà la 48ma Settimana sociale dei cattolici italiani, prevista a Cagliari presso il Centro congressi della Fiera internazionale della Sardegna.
L’evento sarà spalmato su quattro giornate a partire dal pomeriggio di giovedì 26 ottobre sino alla mattina di domenica 29.
Presentato di recente nella sala Benedetto XVI del seminario arcivescovile di Cagliari, l’appuntamento porterà nell’Isola non soltanto rappresentanti e alte cariche appartenenti al mondo ecclesiastico ma anche diversi esponenti politici, quali il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, quello del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni e della Commissione lavoro del Senato Maurizio Sacconi. Folta inoltre la rappresentanza del settore sindacale e delle organizzazioni di categoria.
«Le Settimane Sociali dei Cattolici Italiani – ha spiegato il vescovo di Cagliari, Arrigo Miglio – sono nate a Pistoia nel 1907, su iniziativa di Giuseppe Toniolo. Nel corso della loro storia hanno subìto diverse interruzioni. Nel 1935 la prima importante sosta a causa degli attriti con il regime fascista. Ripresero dopo la fine della Seconda guerra mondiale, continuando fino al 1970, anno che segna la seconda e più lunga sospensione. Nel 1988 poi, con la pubblicazione di una nota pastorale della Conferenza episcopale italiana, si riprese la celebrazione in maniera sistematica».
Le prime edizioni in versione rinnovata, successive alla grande pausa, si sono svolte nel 1991 a Roma sul tema «I cattolici italiani e la nuova giovinezza dell’Europa», nel 1993 a Torino su «Identità nazionale, democrazia e bene comune». L’appuntamento di Napoli, nel 1999, verteva invece su «Quale società civile per l’Italia di domani?». Più recentemente ci sono stati poi gli appuntamenti di Bologna nel 2004, Pistoia nel 2007 in occasione del centenario, e poi Reggio Calabria e Torino rispettivamente nel 2010 e nel 2013.
Il vescovo Miglio ha sottolineato che «il lavoro, la scuola, la condizione della donna e la famiglia, sono state colonne portanti delle ultime edizioni celebrate, che hanno coperto territorialmente tutta la Penisola, tra il nord e il sud del Paese».
L’iniziativa, che da ormai più di un secolo si svolge in Italia, è in realtà nata a due anni di distanza dalla prima esperienza francese, a Lille, e da quella spagnola di Toledo. Ora, dopo 60 anni, c’è grande attesa in Sardegna dove l’evento si svolgerà per la seconda volta nella sua storia.
«Il lavoro – spiega il Vescovo citando i contenuti dell’Instrumentum laboris – era e rimane un’esperienza umana fondamentale che coinvolge integralmente la persona e la comunità. La Chiesa non vuole occupare spazi di altre istituzioni, dello Stato, del sindacato o dell’imprenditoria, ma vuole offrire uno spunto utile per una nuova coscienza della dimensione sociale della fede cristiana. Vogliamo aiutare tutta la comunità cristiana a farsi carico del tema lavoro, perché seguire il Vangelo vuol dire farsi carico dei problemi sociali, e la Chiesa deve occuparsi di lavoro e del lavoro con un particolare sguardo rivolto verso i giovani che, nonostante alcuni segni di miglioramento, secondo le ultime stime resta un elemento preoccupante. Abbiamo il dovere di ascoltare perché troppe volte i problemi del lavoro rimangono confinati nelle vite di chi li deve sopportare».
Per l’evento, che si aprirà con un messaggio inviato da papa Francesco, sono attese in città circa 1.200 persone.
Nel corso delle quattro giornate è prevista la visita ad alcune realtà locali rappresentative delle «buone pratiche», come le Cantine di Dolianova e la comunità «La Collina» di Serdiana.
Maria Luisa Secchi
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