Il rito pasquale de «S’Incontru» – l’Incontro di Gesù con Maria il mattino di Pasqua – è una intuizione teologica formidabile.
Ci ricorda in primo luogo che vivere la Pasqua per un cristiano è incontrare Lui, Gesù Risorto, vivo e presente, non un fantasma o una immaginazione: « Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho» (Lc.24,39).
I racconti pasquali dei vangeli ci presentano una serie di incontri, personali, persone chiamate per nome, invitate ad aprirsi alla nuova presenza di Gesù stesso.
C’è un secondo insegnamento che ci viene dalla tradizione de «S’Incontru»: un’intuizione che in qualche modo colma una apparente lacuna dei vangeli su quanto avvenuto il mattino del Terzo Giorno.
Infatti tutti e quattro gli evangelisti ci riferiscono di vari incontri del Risorto con alcune donne e alcuni discepoli ma nulla ci dicono di un incontro con Maria la Madre.
Chi sostiene che così doveva essere, perché la fede di Maria nelle Resurrezione era sicuramente fermissima e non aveva bisogno di «apparizioni», chi invece ritiene che il primo incontro del Risorto deve essere stato riservato a Lei, proprio per la sua fede.
Non dimentichiamo però che Maria è Madre e icona della Chiesa, dopo la consegna fatta da Gesù Crocifisso a Giovanni e dopo la presenza di Maria nel Cenacolo in attesa del dono dello Spirito.
Perciò l’incontro del Risorto con la Madre il mattino di Pasqua racchiude un grande significato: incontrando Maria il Risorto incontra tutti noi, tutta la Chiesa. Quell’incontro è il primo e annuncia tutti gli altri, perché a ciascuno di noi il Risorto viene incontro e, come proclama il libro della Rivelazione di Giovanni (Ap.1,7), «ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero».
In questa direzione va San Paolo nel suo annuncio della Resurrezione, il «Kerigma» di 1Cor.15: «apparve a Cefa e quindi ai Dodici; in seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta, la maggior parte di essi vive ancora…Inoltre apparve a Giacomo e quindi a tutti gli Apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me».
Pensando a quegli incontri risentiamo la voce del Signore che chiama per nome: Maria, Simone, Tommaso, Cleopa, Saulo, e via via tutti gli altri, ciascuno di noi.
È il Risorto che viene incontro a noi, ci viene a cercare anche quando meno ce lo aspettiamo: dalla via di Emmaus alla via di Damasco, dal giardino dove è rimasta la tomba vuota alle rive del lago dove alcuni sono tornati a pescare.
Intensi e ripetuti gli incontri con Pietro, quasi anticipati durante la Passione, quando Gesù si volta e guarda Pietro che ha appena negato di conoscerlo; «è apparso a Simone» dicono gli Apostoli ai due tornati da Emmaus; tre volte sulle rive del lago Gesù lo chiama per nome: «Simone di Giovanni, mi ami?».
A Roma c’è la chiesa del «Quo Vadis», dove Gesù va incontro a Pietro che fugge da Roma: una tradizione, senza dubbio, ma come non vedere anche in questa tradizione la fede di chi sa bene che il Risorto continua a camminare sulle nostre strade per incontrare sia chi fugge, sia chi cerca o semplicemente cammina triste?
È risorto, verrà a giudicare i vivi e i morti, come ripetiamo nel Credo: il suo incontro definitivo con ciascuno di noi, tutti, da Adamo ed Eva fino all’ultimo uomo e all’ultima donna.
Gli incontri pasquali che i vangeli ci presentano sono lì a dirci che anche l’incontro finale sarà uno sguardo pieno di misericordia.
Arrigo Miglio – Vescovo
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