Una Veglia di preghiera nella chiesa di Cristo Re a Cagliari
Pregare per i minori e le persone vittime di abusi.
Sabato scorso nella chiesa di Cristo Re a Cagliari, l’Arcivescovo ha guidato un momento di preghiera alla presenza di laici e consacrati.
«Il Vangelo che è stato proposto – ha esordito Baturi – è quello della Natività del Signore, a Betlemme in un contesto storico preciso. È importante tornare a quel momento che giustifica questa preghiera, motiva il nostro dolore».
«Il Verbo si fa carne – ha ricordato l’Arcivescovo – e, come è stato scritto, il cristianesimo non è la religione dello spirito ma della carne. È la religione che rende degna di accoglienza e venerazione la carne dell’Uomo».
Il Figlio di Dio ha abitato in un utero per venire incontro a noi. Nel Vangelo si narra di un bambino che «chiede di essere accolto, rispettato, amato», ha evidenziato l’Arcivescovo.
«È una parola che torna a noi – ha proseguito. Vogliamo incontrare Dio: ecco il segno, un bambino da accogliere, da amare e da rispettare. In qualche modo chi vuole contemplare Dio deve chinarsi su quel bambino, altrimenti non incontra il Suo sguardo. Dio non si contempla più al di là delle nuvole ma abbassando lo sguardo sul bambino, incrociando lo sguardo dell’uomo».
La presenza alla Veglia, secondo monsignor Baturi, trova senso nel manifestare il dolore «per le vittime della violenza e dell’abuso, soprattutto – ha specificato – verso coloro che hanno ricevuto dolore a causa del comportamento di quanti nella Chiesa dovevano essere segno della misericordia di Dio. Dovevano essere come gli angeli che adoravano Gesù: è necessario essere attenti ai bambini e a quanti ci vengono affidati».
Ogni volta che i cristiani sono nel dolore si rivolgono a Gesù.
L’Arcivescovo ha citato poi il passo «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi perché io vi darò ristoro».
«Abbiamo certezza – ha ricordato Baturi – che il Signore non disprezza un cuore affranto e umiliato. Le tracce dell’umiliazione che la violenza lascia, non possono non trovare accoglienza nell’abisso della misericordia di Dio. Non può essere una parola vana o una semplice compassione umana: l’abisso di alcuni dolori può essere accolto solo dall’abisso di Dio».
«Stasera – ha detto ancora monsignor Baturi – ci facciamo voce di questo abisso, venendo davanti a Dio e portando con noi i cuori affranti di coloro che sono stanchi e oppressi, perché il Signore li guardi e li accolga in una vita più giusta».
«Siamo qui – ha aggiunto – per pregare, affinché per tutti ci sia una possibilità di speranza, di guarigione e su ogni ferita si riversi la speranza».
Solo Dio può accogliere l’abisso del dolore dell’uomo.
Infine l’invito ai presenti . «Preghiamo – ha concluso l’Arcivescovo – perché la resurrezione ci mostri come lì, dove tutto sembra finito, dove l’uomo sembra trovarsi di fronte ad una barriera che non può spostare, Dio mostri come tutto si possa spostare, anche ciò che sembra impossibile, come è accaduto a Lazzaro, l’amico di Gesù».
Roberto Comparetti
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