Stampace ha ricordato i bombardamenti del 1943

Dopo Napoli, Cagliari fu la città più bombardata d’Italia

Stampace ha ricordato i bombardamenti del 1943.

Stampace non dimentica. 

Perché non può dimenticare quel terribile 17 febbraio 1943.

Su Cagliari, in quella giornata, soffiava un leggero maestrale. La temperatura gradevole, il cielo limpido, quasi sfacciato ad annunciare una vicina, precoce primavera. 

Anche questo aspetto, nonostante il razionamento dei viveri e la scarsità di latte e carne, faceva pensare alla guerra come a un evento lontano.

Poco dopo le 14 la città è colta di sorpresa.

Non suoneranno le sirene, nessun allarme viene lanciato: la gente si riversa nelle strade per capire cosa stia accadendo.

La cronaca di quei momenti è un bollettino di guerra: «Due formazioni della U. S. Army Air Forces piombano improvvisamente sulla città.

Divise in gruppi da sei e nove aeroplani effettuano un bombardamento con ordigni di piccolo calibro, uno spezzonamento incendiario e danno il via a un terrificante mitragliamento pesante. 

La tempesta di fuoco si scatena proprio nei punti dove la gente cerca di raggiungere i rifugi.

A Stampace, nello spazio antistante la Cripta di Santa Restituta, bastano pochi spezzoni per determinare una carneficina».

Quel 17 febbraio morirono circa cento persone e si contarono 235 feriti. 

La catastrofe era appena iniziata.

Alla fine di febbraio, di quel tragico febbraio ’43, si conteranno oltre 400 vittime.

Dal giorno dopo comincerà l’esodo dei cagliaritani verso i centri del contado più vicini, per spingersi sino all’alto Campidano e all’Oristanese.

Un fiume ininterrotto di oltre 70 mila persone.

L’ultimo giorno del mese le vittime sarebbero state 400. L’indomani la popolazione avrebbe abbandonato la città in massa, dando vita al fenomeno dello sfollamento verso i paesi dell’interno dell’Isola.

Un esodo di circa settantamila persone: quando, il successivo 13 maggio, l’ultimo bombardamento la rase al suolo, Cagliari era già una città fantasma, cumulo di macerie invase da topi e da un drappello di ultimi disperati. 

Dopo Napoli, Cagliari fu la città più bombardata d’Italia, con quasi l’80% degli edifici distrutti o dichiarati non agibili.

Da quelle ceneri, rinascerà in pochissimo tempo la Cagliari che oggi conosciamo e che, a 80 anni da quel 17 febbraio, ancora mostra le cicatrici di quelli che sono stati con tutta probabilità i mesi più tragici della sua millenaria esistenza.

La parrocchia di Sant’Anna, ogni anno, fa memoria di quei tragici avvenimenti, davanti alla Cripta di Santa Restituta, quel giorno rifugio antiaereo.

Nella facciata del palazzo «Sini» ancora visibili i segni lasciati dagli spezzoni incandescenti che fecero strage tra la folla che si accalcava davanti a quel portone rimasto tragicamente chiuso.

Sono stati due giovanissimi della parrocchia, Matteo e Lorenzo, a depositare, sulla lapide che ricorda quelle tragiche giornate, una corona d’alloro benedetta dal parroco di Sant’Anna, don Franco Matta al termine della Messa di suffragio per le vittime dello spezzonamento.

Paolo Matta

Stampace ha ricordato i bombardamenti del 1943.

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